Rimini. L’ex sindaco e medico in pensione: «Indispensabile visitare i pazienti a domicilio, aggiungere un Cau mobile a quello fisso»
«Aggiungete un Cau in servizio mobile. La visita a domicilio è irrinunciabile». È questo l’assioma attorno al quale ruota la riflessione del 72enne Luigi Cappella, medico in pensione e già sindaco di Casteldelci. Ha esercitato la professione medica, dal 1978 al 2015, nei comuni di Casteldelci, Pennabilli e Sant’Agata Feltria. E tuttora continua a prestare assistenza come medico volontario affrontando anche sei visite al giorno e senza pretendere alcun compenso. Neanche il maltempo riesce a fermarlo perché, ogni inverno, macina chilometri sulle ciaspole quando la neve rende impossibile mettersi al volante.
Dottor Cappella, quanto è importante, a suo avviso, visitare i malati nella loro casa, specie (ma non solo) in Alta Valmarecchia?
«È fondamentale: non solo per aiutare gli anziani e le persone con disabilità, impossibilitate a recarsi al Cau (centro assistenza urgenza) di Novafeltria, ma persino per i ventenni. Sfido chiunque a guidare con 40 di febbre senza costituire un pericolo per sé e gli altri».
Quali altri vantaggi intravede?
«La visita a domicilio è una priorità che permette di scongiurare un peggioramento delle condizioni del paziente e la conseguente la chiamata al 118, oltre alle analisi (spesso non necessarie) eseguite al pronto intervento. Bussando alla porta dei pazienti, si evita, infine, anche una spesa per il servizio sanitario».
Il protagonista di questo progetto è il medico famiglia? Se sì, non è già abbastanza oberato?
«Lo è, per questo avanzo diverse proposte per invertire la rotta, valorizzando più di un professionista».
Quali?
«Puntare all’aggregazione territoriale anche grazie alla Casa di comunità. Ma al contempo aggiungere un Cau mobile a quello fisso».
Può illustrarci la sua idea?
«Un medico rimane al Cau mentre un secondo collega, fornito di automedica, raggiungerà i pazienti a domicilio h 24, grazie a turni ad hoc, unendo in un unico servizio, il suo ruolo a quello della guardia medica, che va rivisto da tempo. Quanto al medico di famiglia, ritengo che debba essere l’Ausl a pagargli un assistente. In questo modo potrà ritagliarsi del tempo per dedicarsi alla prevenzione e all’educazione alla salute».
Qual è l’obiettivo di queste proposte?
«Mirare all’umanizzazione della cura e valorizzare la relazione medico-paziente senza disconoscere il valore della tecnologia».
Cosa c’è scritto sul suo ricettario che, come noto, è bianco e scritto a mano?
«Medico di medicina generale dal 1978. A disposizione per “Salute in dono”. A domicilio ed in via dei Tigli 1. Aggiornamenti ed azioni sia per stili di vita, finalizzati alla prevenzione sia per facilitazioni ai possibili percorsi di cura».