Rimini, l’ex dirigente della Provincia colto da malore e finito in coma: “Cerco la persona che mi ha salvato la vita”

Rimini

«Cerco chi mi ha salvato la vita». Ci sono persone che fanno la differenza soccorrendo sconosciuti in difficoltà e senza pretendere nulla in cambio. Eroi senza nome e senza volto come chi ha praticato il massaggio cardiaco a un 66enne colto da malore, ovvero Alberto Rossini, allora dirigente della Provincia, in seguito andato in pensione nell’aprile del 2023. Tutto comincia, ma forse è il caso di dire che tutto ha rischiato di finire, nel pomeriggio del 15 gennaio 2023. «Come d’abitudine - premette Rossini - ero andato a correre con un amico nonché collega di lavoro. Un impegno quotidiano, il mio, che mi portava a cimentarmi nelle mezze maratone e in competizioni cittadine come la “StraRimini”». Anche quel pomeriggio tutto scorre come al solito con gli stessi gesti ripetuti milioni di volte, nel verde del Parco Marecchia, e inframmezzati da qualche parola con il compagno finché, giunte le 17, i due terminano l’allenamento. «Ho ripreso la mia bici - spiega ancora Rossini - e siamo tornati indietro assieme, salutandoci sul ponte di Tiberio ma, una volta passato il ponte, non ricordo più niente». Un istante e poi solo il buio.

Secondo tempo

Rossini si risveglia in ospedale dopo aver subito un arresto cardiaco e essere entrato in coma. Nel mezzo un’operazione per l’inserimento di un defibrillatore e 35 giorni di ricovero. Dopo la convalescenza, si fa forza e torna al lavoro recuperando una progressiva normalità mentre la disavventura sfuma «in secondo piano». All’inizio il dirigente torna «malvolentieri» sull’accaduto e anzi evita di proposito l’argomento «serbando un ricordo parziale di quel drammatico pomeriggio».

La scoperta

Finché, leggendo le scartoffie mediche, ricostruisce la verità. A salvarlo non sono stati i sanitari del 118, sebbene intervenuti sul posto con celerità, «ma un passante volenteroso» che si è fermato vedendolo riverso sull’asfalto dopo la rovinosa caduta provocata dall’infarto. Racconta il 66enne: «Qualcuno mi ha soccorso, questo dice il referto, e ha eseguito il primo massaggio cardiaco, quello che mi ha permesso di arrivare fino ad oggi. Saperlo ha cambiato lo sguardo con cui ripenso a quell’esperienza. Questa persona, chiunque sia, è rimasta con me sino all’arrivo dell’ambulanza, mischiato nel capannello di gente che si era formato tutto attorno. Il suo gesto è stato tanto più nobile - sottolinea - perché non ero in giacca e cravatta ma indossavo una vecchia tuta e ero sudato fradicio. Potevo esser scambiato per un clochard o un drogato eppure lui si è fermato comunque per darmi una mano con grande spirito civico e buon cuore. Ecco perché lancio un appello: se qualcuno leggendo questo articolo si riconoscesse, sarebbe bello poterlo ringraziare di persona. Chiunque sia il mio salvatore - conclude - mi ha aiutato a tornare indietro, in senso letterale e simbolico. Bastava un minuto di esitazione da parte sua o che voltasse la testa dall’altra parte, come forse hanno fatto altri, e oggi non sarei qui». Quanto al tempo di vita in più che ha ricevuto in dono gli fa apprezzare le gioie semplici come svegliarsi in un mattino di sole, o continuare a collaborare con i Comuni del Riminese ma anche scrivere a quattro mani con un collega un libro sulle infrastrutture. «Ringrazio questo sconosciuto o questa sconosciuta - rimarca - perché mi ha permesso di godermi la pensione, dedicandomi a due grandi passioni, leggere e scrivere, seppur senza la pretesa di rubare il mestiere a nessuno, con la consapevolezza, ora più che mai fortissima che invecchiare è una conquista».

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