Rimini. L’appello di una madre: “Mio figlio di 16 anni vuole fare la stagione ma nessuno lo assume”

Rimini

Mio figlio Mattia ha appena compiuto 16 anni e vorrebbe fare la stagione. Ci siamo subito mobilitati per cercare lavoro, ma nessuno è disposto ad assumerlo. Sono indignata». È una lamentela che arriva dopo ben tre mesi di ricerche, quella di Cinzia Tamburini. Residente a Rimini, la donna vorrebbe che a suo figlio, frequentante il secondo anno di liceo scientifico, venisse concesso di svolgere un’esperienza lavorativa nel settore stagionale. Un desiderio più facile a dirsi che a realizzarsi. Con la circolare n. 1369 del 7 agosto 2023, emanata dall’Ispettorato nazionale del lavoro, si stabilisce infatti che il contratto di apprendistato - formula tra le più vantaggiose per i titolari di esercizi commerciali, a fronte degli sgravi fiscali - debba coniugare formazione scolastica e attività svolta sul lavoro. Uno scenario, questo, che non sarebbe possibile per il giovane Mattia.

«Come fa un ragazzo di 16 anni che viene dal liceo a mettersi in gioco, se nessuno è disposto a dargli un’opportunità? - lamenta Tamburini -. Abbiamo preso contatti con gestori di vari locali: bar, stabilimenti balneari, gelaterie. Che però affermano di avere le mani legate». Nel mentre la frustrazione cresce di giorno in giorno. La riminese - che anni fa, in una gelateria della zona, ebbe il suo primissimo approccio con i duri ritmi della stagione - vorrebbe che a suo figlio venisse concesso di fare esperienza. «Non disdegnerei altre tipologie di lavori, ma vedo il comparto della ristorazione e del turismo come il più adatto - puntualizza -. Imparerebbe molto. E poi c’è molta domanda». Da parte degli operatori del settore, ciò nonostante, nessuna apertura. Se fino alla scorsa estate l’assunzione di minorenni non appariva poi così proibitiva, ad oggi la maggior parte di loro si tiene alla larga da lavoratori al di sotto dei 18 anni. «Con un minorenne ci sono molti più rischi ed obblighi, se sgarri vai sul penale - osserva la riminese -. In più, con la circolare emanata nell’agosto scorso, la questione è peggiorata. Ci siamo mossi a febbraio, ma per ora nulla». Darsi per vinta, d’altro canto, è un’opzione neanche lontanamente contemplabile per la mamma di Mattia. La quale si dichiara più che convinta dei benefici che un’esperienza nel lavoro stagionale apporterebbe nella vita di suo figlio. «C’è un discorso di disciplina, di rispetto delle regole, di maturazione personale - fa notare Tamburini -. Come fa un giovane a scoprire tutte queste cose, se non viene messo in condizioni di farlo?».

A mamma e figlio, al momento, non resta che attendere che le acque si smuovano. Allo stato attuale, l’unica notizia confortante è che la Regione ha già provveduto ad intavolare una discussione con la ministra Calderone. Anche perché le esigenze di giovani come Mattia, rammenta la riminese, necessitano di essere prese in considerazione al più presto. «La bella stagione si avvicina - stigmatizza -. Già gli imprenditori hanno le mani legate perché si tratta di minorenni. Se complichiamo anche la questione dell’apprendistato, dove pretendiamo di andare?».

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