Rimini. Intossicazione da monossido di carbonio, sette ricoverati in camera iperbarica
Intossicazione da monossido di carbonio per sette marocchini ieri verso mezzogiorno a Sant’Agata Feltria: la causa sarebbe da ascrivere al tajine, tecnica di cottura tipica dei popoli berberi (nel Maghreb) che, tramite il posizionamento di recipienti in terracotta su un braciere, consente di cucinare cibi o diffondere essenze negli ambienti. I 7 inquilini della casa, in via Severino Celli, avrebbero lasciato la brace accesa per tutta la notte, ma gli spazi delle abitazioni occidentali sono difficilmente conciliabili con la tecnica berbera: si è così innescato il rilascio di monossido, potenzialmente fatale, che ha reso necessario l’intervento dell’ambulanza e il ricoveronella camera iperbarica a Ravenna.
Fenomeno preoccupante
Il caso, però, non è isolato: secondo quanto fatto sapere dai vigili del fuoco del comando di Rimini, intervenuti sul posto su segnalazione del 118, si tratterebbe del quinto episodio di questo genere nell’arco di circa un mese. Quello precedente si era verificato a Bellaria alcuni giorni fa, ma il fenomeno ha toccato anche altri Comuni del Riminese. L’imputato è sempre lo stesso, il tajine, impiegato talvolta per preparare pietanze tipiche, talaltra per diffondere nell’aria profumi e aromi. Una frequenza della casistica che in queste settimane avrebbe messo in allarme il comando dei vigili del fuoco, tanto da far valutare l’invio di un’informativa ad hoc ai sindaci della provincia.
Gli effetti della sostanza
Con il monossido, d’altronde, non c’è da scherzare: inodore, incolore e insapore, si produce tramite combustione quando l’ossigeno nell’aria è troppo poco perché il carbonio diventi anidride e va ad intaccare il flusso del sangue, in particolare la composizione dell’emoglobina. Il rischio, per chi si addormenta lasciando acceso ad esempio un tajine, è quello di non risvegliarsi. Ma anche questa volta l’intervento tempestivo del 118 e dei vigili del fuoco ha impedito che avvenisse una tragedia.