Rimini. In Pronto soccorso la solita estate: «Alle 12,30 già 38 persone in attesa»

Rimini

«Alle 12.30 ci sono già 38 pazienti in attesa. Che aumenteranno da qui a tarda sera. Tutti i giorni è così. E nel fine settimana è ancora peggio». Anselmo Torri, infermiere del 118 Rimini e già responsabile provinciale Nursing Up, fotografa la situazione del pronto soccorso dell’Infermi, durante una normale giornata estiva, come quella di ieri. Tra residenti e turisti in attesa di una visita medica «dopo aver svolto tutti gli esami e le analisi previste al triage». «E’ chiaro che chi arriva nel pomeriggio -puntualizza Torri - prima di notte non riuscirà ad andarsene. E questo nonostante l’attivazione del Cau». Il Cau appunto, il Centro di assistenza ed urgenza, operativo da fine aprile in via Ovidio, proprio davanti al Pronto soccorso, che non sembra essere ancora entrato a regime. «La sua apertura qualcosina ha fatto - precisa Nicola Colamaria, presidente provinciale dell’Ordine delle professioni infermieristiche -: ha snellito, ad esempio, il lavoro dei medici di famiglia, visto che copre le stesse funzioni, quelle a bassa criticità, come codici bianchi e verdi. Ma ha inciso ben poco a livello di Pronto soccorso, dove le file e le ore di attesa sono ancora lunghe. E ritengo che ci vorrà del tempo prima che i riminesi si abituino a differenziare i percorsi».

Mancanza di una campagna di comunicazione o il tipo di attività svolta, le cause di questo inizio a singhiozzo? «Entrambe le cose - sottolinea Colamaria -, perché se è vero che i riminesi conoscono poco l’esistenza e la funzionalità del Cau è altrettanto vero che molti preferiscono accedere direttamente al pronto soccorso, anche con un bianco o un verde, perché, in caso di visita specialistica, è lì che, in determinate fasce orarie, possono ottenerla. A differenza del Cau dove, invece, si viene visitati dal medico presente e non da uno specializzato».

Siamo alla madre di tutti i problemi, dunque: i colori dei codici e la gravità della patologia denunciata. «E’ la solita storia - spiega Torri -, molti pazienti, anche se meno dello scorso anno, ma comunque ugualmente tanti, giungono in pronto soccorso per piccole distorsioni, punture di insetti, punti di sutura da mettere o togliere, per i quali ci sarebbe il Cau. E preferiscono rimanere lì, nonostante essere stati informati dell’esistenza del Centro di via Ovidio. Poi, stanchi di aspettare, cominciano a protestare fino a passare, addirittura, alle offese e agli insulti nei confronti del personale sanitario presente, come accaduto nei giorni scorsi, durante le giornate di grande afa, quando sono dovuti intervenire gli uomini della vigilanza. Qualche volta, nelle scorse settimane, c’è stato bisogno addirittura del ricorso delle forze dell’ordine per calmare i più nervosi». E i turisti, visto che siamo a metà luglio e gli arrivi sono già numerosi, come si comportano? «I turisti - stigmatizza l’infermiere del 118 - optano direttamente per il Pronto soccorso. I più, infatti, non solo non conoscono l’esistenza del Cau, ma nemmeno della Guardia medica. E si fanno accompagnare direttamente in Ps, anche per piccole patologie. Aumentando, così, le file e di conseguenza i tempi di attesa». Sdrammatizza, però, Maurizio Grossi, presidente dell’Ordine dei medici di Rimini, sempre attento a raccogliere le proteste e le lamentele della categoria.

«Quest’anno non mi sono giunte ancora segnalazioni dai colleghi del Pronto soccorso. Il che mi fa supporre ad una situazione, da lavoro estivo comunque migliore dello scorso anno, quando di questi tempi eravamo spesso all’emergenza e al caos. Insomma, mi sembra che il sistema stia reggendo. Penso, quindi, che il Cau, anche se non funzionante al massimo delle sue potenzialità, un contributo lo stia dando. Ed è quello per cui è stato concepito: “un’arma” in più a disposizione dell’ospedale».

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