Rimini. In 2.500 in attesa di un alloggio Acer ma 300 famiglie non pagano l’affitto

Rimini

Mentre in migliaia bussano alle porte dell’Acer per ottenere una casa popolare, in centinaia, quelli che una casa popolare ce l’hanno, non pagano l’affitto. Costringendo l’ente pubblico a ricorrere a lunghe cause di sfratto. «E’ proprio così - sottolinea Claudia Corsini, presidente dell’Azienda casa Emilia Romagna per la provincia di Rimini -. Rispetto a 2.500 cittadini poco abbienti che si sono iscritti nelle nostre liste provinciali per avere un’abitazione a canone basso, parliamo di 147 euro di affitto medio mensile, almeno 1.600 abitazioni nella sola città di Rimini, quest’anno la morosità, da parte di chi, invece, dispone di una nostra abitazione in locazione, è aumentata di un buon 2%, salendo dal 12% del 2023 al 14% di quest’anno».

In sostanza su 2.447 appartamenti, in tutta la provincia, 1.545 solo nel capoluogo, di proprietà dell’Acer, quasi 300 famiglie non versano l’affitto «costringendoci, così, a aprire procedimenti di sfratto: ad oggi ne abbiamo portati a termine 4».

Prima, però, di proseguire nell’analisi della gestione del patrimonio immobiliare Acer, la presidente pro tempore ci tiene a raccontare un caso che l’ha involontariamente coinvolta: «A maggio, prima delle elezioni per il sindaco di Santarcangelo - spiega -, la destra sollevò un’aspra polemica contro la mia nomina al vertice dell’Azienda casa Emilia Romagna per la provincia di Rimini, considerandola non compatibile per via del mio lavoro di dirigente Servizi sociali presso l’Unione dei Comuni della Valmarecchia. Polemica, naturalmente strumentale, che mi turbò non poco». E, infatti, dopo quel duro affondo, qualcuno presentò anche un ricorso all’Anac chiedendo lumi sulla posizione della Corsini: «E per fortuna che questo qualcuno il ricorso l’ha presentato - precisa, con una punta di sarcasmo, la presidente -, perché dall’Anac è arrivata la risposta che “no”, la mia nomina all’Acer non è incompatibile col mio ruolo dirigenziale all’Unione Comuni, visto che, in entrambi i casi, parliamo di enti pubblici e che quindi questo conflitto d’interesse, paventato dalla destra, non esiste assolutamente».

Chiarita la sua vicenda, la presidente, subentrata, il 23 maggio come facente funzione al dimissionario Tiziano Arlotti, Corsini prosegue nel mettere a fuoco criticità da rimuovere e progetti da portare avanti: «Da un esame approfondito, attraverso l’incrocio dei dati dei nostri locatari - puntualizza la presidente-, ci siamo accorti che almeno 15 inquilini risultano, al catasto, come proprietari di immobili. Per cui una volta verificate le proprietà e appurato di trovarci davanti ad abitazioni abitabili e non ruderi, provvederemo a far scattare la disdetta del contratto, fino all’eventuale sfratto».

Ma tra migliaia di riminesi in fila per avere una casa popolare e 13 mila appartamenti sfitti in tutta la provincia (la maggior parte dei quali immessi sul mercato degli affitti brevi e turistici), c’è un progetto che, fermo per anni, sembra aver imboccato la discesa definitiva, quello delle 36 abitazioni che Acer dovrà realizzare all’ex questura, 24 Erp e 12 Ers (6,5 milioni di spesa, 5,5 milioni già erogati dalla Regione, grazie ad un vecchio finanziamento pubblico di origine ministeriale).

«Il 7 novembre abbiamo approvato in consiglio d’amministrazione la convenzione col Comune, che ci affida l’intera gestione dell’operazione, dalla gara d’appalto con affidamento lavori che prevediamo di fare entro metà 2025, con fine opera dicembre 2026, alla consegna degli appartamenti agli inquilini nei primi mesi del 2027». Intanto, è in fase di completamento la prima comunità energetica Acer dell’entroterra. «E’ prossima alla conclusione l’installazione dei pannelli fotovoltaici su 14 immobili di nostra proprietà a Maiolo: i lavori termineranno a primavera 2025. Dopodiché 1.500 cittadini di Maiolo e Montecopiolo potranno riscaldare gratuitamente le loro abitazioni, senza sborsare più un euro per il gas-metano».

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