Rimini, il report: calano negozi di abbigliamento e bar ma aumentano ristoranti e alberghi

Rimini
  • 03 ottobre 2024

Calano i negozi, in particolare dell’abbigliamento e della calzatura, crescono le attività di vendita online e per corrispondenza. Aumentano alberghi, alloggi vacanze e ristoranti, diminuiscono i bar. Un 2024 in agrodolce per l’economia riminese quello che emerge dal report semestrale della Camera di commercio sulle imprese operative (sedi+unità locali) nel comune capoluogo. Che evidenzia una crisi profonda dell’attività di vicinato e del dettaglio ambulante, ma anche una salute ottima del comparto turistico. «Ed è un risultato sorprendente – commenta soddisfatto Gianni Indino, presidente provinciale Confcommercio -, che smentisce, coi numeri, tutti quelli che parlano di turismo riminese in crisi e di hotel e ristoranti in forte difficoltà». «Anche se – continua – preoccupa il dato delle attività commerciali in costante dimagrimento».

I quadro della situazione

E allora vediamoli questi numeri. Che sono la vera cartina di tornasole con cui misurare l’economia di un territorio. Secondo Camera di commercio, al 30 giugno 2024, nel comparto alloggio e ristorazione risultano aperte 3.215 attività: l’1,5% in più del primo semestre 2023 (3.166), il +3,1% del pre-covid, 2019 (3.117), il +12,2% del 2012 (2.865). Con 1.371 alberghi e simili operativi, lo 0,6% in meno del 2023 (1.379), ma il 2,1% in più del 2019 (1,343) e il +9,1% del 2012 (1.257); e con 990 ristoranti in attività, il 2,7% in più del 2023 (964), il +11,1% del 2019 (891), e, addirittura, il +34,1% del 2012 (738). Ma con un calo dei bar: 662 al giugno 2024, erano 653 nel 2023 (+1,4%); toccavano quota 716 unità nel 2019 (-7,5%) e 730 nel 2012 (-9,3%). Puntualizza Indino: «In questo caso, però, va detto che se una quindicina d’anni fa i bar erano visti ancora come un presidio rionale – tanti, infatti, erano i giovani ed anziani che li frequentavano tra un mazzo di carte in mano e una chiacchierata davanti al biliardo - oggi questa abitudine non c’è più. E i bar vengono visti più come luoghi d’aperitivo, in particolare nel centro storico. Inevitabile, quindi, il loro calo numerico negli anni».

Non solo zucchero, però. Perché dal dolce degli hotel e dei ristoranti, si passa subito all’amaro del commercio al dettaglio con le 3.064 attività aperte al giugno 2024: il -0,9% del primo semestre 2023 (3.091), il -6,2%% del 2019 (3.266), e, addirittura, il -12,7% del 2012 (3.511). Col settore dell’abbigliamento in crisi profonda: 443 i negozi aperti al 30 giugno 2024, l’1,8% in meno del 2023 (451), il -13,3% del 2019 (511) e, addirittura, il -25,8% del 2012 (597). Crisi che si acuisce ulteriormente nelle calzature: 94 le botteghe aperte al giugno 2024, il -2,1% del 2023 (96), il -26,6% del 2019 (128), il -39,7% del 2012 (156). E che aumenta ancora di più nell’abbigliamento e calzatura ambulante: 211 attività operative al giugno 2024, erano 221 nel 2023 (-4,5%), 237 nel 2019 (-11%) e 315 nel 2012 (-33%). Chiosa Indino: «Se leggete il dato della vendita online (194 attività contro le 70 del 2012: +177,1%, ndr) vi accorgerete subito l’influenza negativa che l’acquisto al computer ha avuto sui negozi. Urge quindi un intervento deciso del governo centrale: non è possibile che un negoziante paghi il 60% di tasse e una multinazionale dell’online il 4%. E dei Comuni: si facciano subito accordi coi proprietari degli immobili, affinché abbassino sensibilmente gli affitti in cambio di una riduzione dell’Imu sul locale».

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