Rimini. Il nuovo direttore del Dipartimento di salute mentale, Sartini: «Autolesionismo in aumento fra le quarantenni e mix di patologie per i giovani»

Rimini
  • 03 settembre 2024

«Autolesionismo in aumento fra le quarantenni e mix di patologie per i giovani». Con una novità assoluta: è in partenza da oggi, all’ospedale di Rimini, il servizio dei pasti assistiti per chi soffre di disturbi alimentari. A fare il punto sul male oscuro che attanaglia non solo gli adolescenti riminesi ma target “insospettati” è Francesco Sartini, 65enne originario di Sant’Agata Feltria, che dal 1° maggio scorso è il nuovo direttore del Dipartimento di salute mentale e dipendenze patologiche di Rimini subentrando al dottor Andrea Tullini.

Sartini si è laureato con lode in Medicina e Chirurgia all’Università di Modena e Reggio Emilia nel 1990, dove si è poi specializzato 4 anni dopo in Psichiatria col massimo dei voti. Nella sua carriera professionale ha lavorato dapprima nell’ambito universitario e poi nei servizi psichiatrici pubblici, sia ospedalieri che territoriali, della Regione Emilia-Romagna (Modena, Cesena, Ferrara, Bologna). Dal 1997 al 2022 ha lavorato nell’ambito di Cesena, fino al 2006 in Spdc (Servizio psichiatrico di diagnosi e cura) in seguito al centro salute mentale di Cesena. Qui ha ricoperto diversi incarichi di responsabilità per poi divenire, dal luglio 2022, direttore del reparto di Psichiatria dell’ospedale Infermi di Rimini.

Dottor Sartini, di cosa si occupa il dipartimento che dirige?

«È l’articolazione dell’assistenza sanitaria territoriale che ha come missione quella di prevenire, curare e riabilitare i disturbi dell’area psicologico-psichiatrica di tutta la popolazione della provincia. Dati alla mano, il personale assegnato al dipartimento al 30 aprile scorso risulta pari a 107 dirigenti e 243 operatori del comparto, dagli infermieri al personale amministrativo. Il budget complessivo assegnatoci per il 2024 ammonta a 13.555.193 euro».

Quali sono le maggiori criticità nel Riminese?

«Le aree critiche sono rappresentate, da un lato, dai giovanissimi e i giovani, dall’altro gli adulti, dai 50 anni in poi, e gli anziani. Le dipendenze più frequenti riguardano social, superalcolici e nuove droghe per gli adolescenti, e invece cocaina, alcol e gioco d’azzardo quanto agli adulti. Una piaga, quest’ultima, che viene vissuta in cerca di salvezza e di gratificazioni soprattutto da parte dei ceti più svantaggiati iniziando dai “gratta e vinci” per approdare alle macchinette. Lo Stato dovrebbe rivedere alcune dinamiche perché non è possibile poi aspettarsi la bacchetta magica dagli operatori sanitari, a fronte peraltro di risorse e mezzi limitati. Premesso questo, a Rimini si riscontra un mix di patologie, definite nuove ma che in realtà risultano ibridi tra problemi già noti. Problemi, questi, che più in generale aumentano con l’estate, all’arrivo di turisti e lavoratori stagionali: dalla dipendenza da alcol e droghe fino a episodi psicotici. Altri numeri molto alti, come peculiarità, sono i disturbi dello spettro autistico, un ambito da sempre molto seguito nel Riminese».

Può illustrarci due fra le priorità che le stanno a cuore?

«Sarà fondamentale distinguere gli ambiti di competenza, ovvero specificare chi deve fare cosa, potenziando le sinergie ma senza sovrapposizioni tra scuola, sanità e enti locali. Solo una risposta più organica aiuterà al meglio i giovani dai 14 ai 25 anni puntando alla prevenzione, intercettando il disagio nel suo sorgere e al contempo valorizzando le strutture presenti in modo capillare sul territorio, come le case di comunità».

Da cosa dipendono le fragilità dei giovani?

«La pandemia ha rivelato nodi che sembravano superati riportando alla ribalta solitudine e precarietà dell’esistenza. I giovani, in breve, aspirano al “tutto e subito” con standard alti e irrealistici. Resta poi una disparità tra la capacità logica e la debolezza emotiva. C’è da dire che alcuni disturbi, come quelli alimentari, coinvolgono ormai anche i trentenni che usano un modello di espressione del loro disagio, già bell’e confezionato, in risposta a una difficoltà di raggiungere un’identità definita. In proposito da oggi, in sinergia con le cure primarie, partirà in ospedale il servizio di pasti assistiti per utenti con disturbi alimentari. Quanto all’autolesionismo, è in aumento tra gli adulti, in particolare le quarantenni, perché è passata l’idea che il dolore fisico risolva quello psicologico. Fallimenti, ansie e paure si sfogano tagliandosi la pelle in zone non visibili come inguine o gambe, o facendosi del male».

In cosa dovrebbe cambiare la società nei confronti di queste patologie?

«Occorre ribadire due punti. Primo, i problemi mentali non sono un tabù e chiedere aiuto è naturale. E secondo: chi soffre di problemi mentali, nella stragrande maggioranza dei casi, non è un soggetto pericoloso».

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