Rimini, il ministero alla Cultura spinge sul recupero dell’anfiteatro romano: «Per troppo tempo trascurato»

Rimini
  • 14 gennaio 2025

RIMINI. L’area archeologica di Rimini, a partire dall’anfiteatro romano, è «un bene di valore culturale per troppo tempo trascurato». Per cui «non era possibile indugiare oltre». Il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, rispondendo oggi a una interrogazione della parlamentare riminese di Fratelli d’Italia Beatriz Colombo, aggiorna sullo stato di avanzamento dell’operazione di valorizzazione dell’anfiteatro romano di Rimini, esplicitando l’impegno del ministero per «garantire la piena valorizzazione e fruibilità dell’area archeologica». Area in una «situazione di degrado e incuria». Infatti, spiega Mazzi, «già da tempo» la Soprintendenza ha sollecitato il Comune di Rimini alla «presa in carico di un’organica progettualità volta a valorizzare l’area dell’anfiteatro romano», di cui Palazzo Garampi è proprietario. Garantendo «tutto il sostegno necessario» e sostenendo la necessità di «una prodromica attività di ricerca d’archivio e bibliografica che possa ricostruire in maniera piena e compiuta la storia dell’area».

Dallo scorso ottobre, prosegue il sottosegretario, è in corso un confronto tra ministero e Comune per avviare gli approfondimenti archeologici anche nel settore dell’anfiteatro attualmente occupato dal Centro educativo italo-svizzero di Rimini sulle effettive potenzialità dell’area. E alla fine dello scorso anno è stato affidato ad archeologi professionisti il preliminare recupero della documentazione d’archivio. I risultati di questa ricerca, tira le somme, nell’identificazione delle aree già indagate e scavate in passato e di quelle già compromesse dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale, consentiranno «l’inquadramento di dettaglio dell’anfiteatro».

Quest’anno, conclude Mazzi, si procederà alla sistematizzazione dei dati bibliografici per arrivare a «una definizione mirata delle successive attività, contemperando le esigenze dell’amministrazione comunale con quelle della tutela archeologica».

Soddisfatta Colombo che loda l’attenzione del governo «verso la salvaguardia e la valorizzazione del nostro patrimonio storico ed artistico, come l’anfiteatro romano di Rimini, un gioiello che merita di tornare al centro della nostra identità culturale ed artistica». Sorgeva, ne ricostruisce la storia, ai margini del centro abitativo di Ariminum, aveva una forma ellittica di 118 metri per 88 metri, con l’arena capace di contenere circa 12.000 spettatori. È stato edificato nel II secolo dopo Cristo, come testimonia la moneta dell’imperatore Adriano rinvenuta in una struttura muraria, e si sviluppava su due ordini sovrapposti. Nel III secolo, per fronteggiare la calata dei barbari, la città si dotò di una nuova cinta difensiva e l’anello esterno dell’anfiteatro fu inglobato nel circuito murario. Nel corso del Medioevo fu adibito ad orti e nel 1600 vi sorgeva un lazzaretto, collegato alla chiesa e al monastero. Nell’Ottocento Luigi Tonini riportò alla luce parte delle strutture, ma rimane tuttora interrato il settore sud-occidentale, su cui, dal dopoguerra, insiste il Ceis. Negli anni Settanta, «cosa veramente assurda» lamenta la meloniana, sono stati costruiti diversi edifici in muratura. L’anfiteatro, rimarca, rappresenta «non solo un simbolo storico, ma anche una sfida per Fdi» ed è «fondamentale anche che il Comune di Rimini, insieme alla Soprintendenza, prosegua con decisione la campagna di sondaggi archeologici», in particolare sotto il Ceis.

Per il centro si deve trovare «un’area alternativa» durante i lavori, «cosa che mille volte il Comune ha detto che avrebbe fatto, ma poi, alla fine, non è mai stato messo in atto». D’altronde, stigmatizza Colombo, l‘anfiteatro è stato “sottovalutato da tutta la sinistra che governa da decenni la città” e solo in occasione della candidatura di Rimini a Capitale della cultura è stato inserito nel dossier un progetto di valorizzazione. Ma «non basta citare un monumento in un documento ufficiale, serve una strategia chiara e concreta», conclude invitando Mazzi e il ministro Alessandro Giuli a visitare l’anfiteatro e «a unirsi alla sfida di riportare questo monumento alla fama che merita. Serve un impegno congiunto tra governo, amministrazione locale e cittadini per restituire alla città di Rimini un pezzo fondamentale della sua storia e della sua identità».

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