Rimini. Il bar del tribunale verso la chiusura, i gestori lasciano

Rimini
  • 17 ottobre 2023

Il bando per aggiudicarsi il bar del tribunale di Rimini è andato deserto. Nel frattempo, sempre a causa della scadenza di un contratto, i distributori di snack sono stati smantellati da circa un anno senza sollevare alcun interesse per il nuovo affidamento. Nell’attesa di nuovi avvisi potrebbero quindi prospettarsi tempi duri per utenti e personale del foro riminese. Una sorta di emergenza “schiscetta” o poco ci manca per chi non riesce a tornare a casa in pausa pranzo considerate distanze e orari. Nulla di fatto, intanto, per l’avviso pubblico sulla manifestazione di interesse all’affidamento in concessione di 8 distributori di snack e bevande calde e fredde, scaduto il 25 settembre scorso. Ciliegina sulla torta la chiusura, risalente a qualche mese fa, dello sportello bancomat collocato nell’androne principale: al momento è ancora lì ma inesorabilmente spento

Le motivazioni

Una situazione che crea non pochi disagi, come segnalato da diversi utenti che di recente hanno varcato la soglia del tribunale per udienze o altre necessità. A dire la sua è il vicepresidente della cooperativa che gestisce il bar, in chiusura il prossimo 26 ottobre. «Molliamo l’appalto che ci siamo aggiudicati nel 2019 – esordisce - e ci avviamo a gran passi verso l’uscita dal bar che è proprietà del Comune di Rimini. Con ogni probabilità verrà lanciata una nuova gara per intercettare una società che subentri alla nostra. La certezza è che seguirà un momento di stallo dalla durata incerta». A convincerlo a non rinnovare il contratto è stata la pandemia che ha cambiato anche il pianeta ristorazione. Nodi insoluti i contratti di locazione aumentati ovunque e lo smart working che ancora esiste, dando una sforbiciata netta agli avventori del bar, tra quanti lavorano nell’ambito statale. «Tutte condizioni che hanno stravolto l’obiettivo iniziale», allarga le braccia.

Stop obbligato

Quanto ai tre dipendenti del bar, aperto dalla mattina al tardo pomeriggio, non sa se abbiano già trovato un’altra occupazione. Gettare la spugna è un vero peccato, osserva ancora l’imprenditore, perché dall’esterno il Tribunale sembra il posto più bello del mondo «con quel fascino unico dei cosiddetti “non-luoghi”», come ad esempio gli aeroporti per il continuo andirivieni di volti e storie sempre diversi. Eppure l’appeal di questi spazi sembrerebbe scemato per gli imprenditori, almeno stando alle zero manifestazioni di interesse. Ma come va con i clienti? «Devono pur sempre passare attraverso un metal detector, per cui alla fin fine il bar è più un punto di riferimento per i dipendenti, anche nella pausa pranzo, seppur con i limiti dettati dalla licenza di bar. Morale – tira le fila - il sistema è cambiato così tanto che dopo la pandemia è difficile restare in piedi con un’attività: forse una famiglia potrà gestire questo bar ma più famiglie o una società probabilmente no. Al netto delle capacità personali, questo è un periodo nero in cui vengono abbassate tante saracinesche». A chiusura vede il bicchiere mezzo pieno. «Lasciamo con grande dispiacere – riconosce - ma non potevamo far altrimenti, ora si va avanti uscendo da un settore tutt’altro che facile, pronti a dedicarci a qualcos’altro».

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