Rimini. Il 16enne partito per Venezia: “Così inseguo il mio sogno nella scuola militare”

Rimini

Edoardo Bonifazi ha 16 anni, ma a differenza della maggior parte dei ragazzi della sua età il suo pensiero principale non è quello di uscire con gli amici, fare conquiste e condividere tutto sui social network. Determinato a perseguire il suo obiettivo, «diventare ufficiale medico, sulle orme di mamma e papà», all’inizio dell’anno si era iscritto al concorso per accedere alla Scuola navale militare “Morosini” di Venezia, mettendo in conto di lasciare genitori e compagni di classe. Dopo il test e una serie di prove per valutare le sue capacità fisiche, Edoardo si aggiudicato uno dei 65 posti disponibili trasformando in realtà quella che prima era solo una speranza.

A settembre ha salutato la famiglia e i compagni di classe del liceo Volta Fellini di Riccione ed è partito alla volta della Serenissima, dove ora riceve un’educazione scolastica, sì, ma dallo stampo marcatamente militare.

Bonifazi, che cosa l’ha portata a decidere di intraprendere questo percorso, così diverso da quello degli altri ragazzi della sua età?

«Mio padre è stato un poliziotto e mia madre è un medico, inoltre sono sempre stato attratto dalle vicende storiche dei vari corpi militari italiani. Ho pensato che sarebbe stato molto interessante intraprendere una carriera militare per poi diventare, in futuro, un ufficiale medico. In più, vivendo in una località di mare, ho avuto modo di frequentare corsi di vela e di nuoto che mi hanno fatto scoprire una vera passione per il mare. Frequentare questa prestigiosa scuola, è, a mio avviso, il giusto percorso da seguire per poi entrare in Accademia e proseguire gli studi».

Quanti erano i concorrenti e gli ammessi?

«Partecipare al concorso è stata anche una sfida con me stesso: più di 350 giovani provenienti da tutta Italia hanno concorso e solamente in 65 siamo stati ammessi alla Scuola navale militare “Francesco Morosini” di Venezia. Per accedere al concorso era necessario avere un ottimo rendimento negli studi e una preparazione fisica completa. Le prove infatti spaziano dall’atletica leggera al nuoto e, se non superate, sono causa di esclusione dal concorso».

Com’è una giornata tipo nella scuola militare?

«Ci si alza alla mattina presto, alle 6.25, e si fanno le pratiche mattinali, ovvero sistemare il letto facendo il “cubo” e dedicarsi all’igiene personale. Poi colazione e la cerimonia dell’alzabandiera. Le lezioni iniziano alle 7.45 e terminano alle 13.45. Dopo pranzo si svolgono le attività sportive terrestri quali atletica, basket, calcio, pallavolo ed acquatiche come canottaggio, nuoto, vela e voga alla veneta. In alternativa si svolgono attività di addestramento formale militari come la marcia. Alle 5 del pomeriggio si studia per 3 ore fino all’orario di cena, servita alle 20. Il tempo libero va da dopo cena fino alle 22.15 quando ci si prepara a concludere la giornata rientrando nelle proprie camere. Alle 22.45, al suono del silenzio, inizia il riposo».

Quali differenze ha trovato rispetto alla scuola pubblica che frequentava prima di trasferirsi a Venezia?

«Il liceo Volta-Fellini di Riccione mi ha dato un’ottima formazione che poi mi ha permesso di superare il concorso ma il Morosini è una scuola di vita che stimola a sviluppare e migliorare le proprie capacità e superare tutte le difficoltà che si possono incontrare vivendo le giornate con un ritmo serrato e con diverse tipologie di impegni, che richiedono sforzo e concentrazione sia fisica che mentale. I docenti dell’istituto sono molto preparati e vi è un’elevata attenzione all’insegnamento dell’inglese, fondamentale per la vita professionale. Il rispetto delle regole e un comportamento esemplare sono poi requisiti fondamentali per una scuola militare e questo è un aspetto che mi piace molto».

Non rimpiange la libertà di poter uscire e frequentare gli amici come avrebbe fatto se avesse proseguito al liceo Volta-Fellini?

«No, assolutamente, con i miei amici, compagni di classe, siamo sempre rimasti in contatto e quando mi è stato possibile rientrare a casa ho anche avuto modo di uscire insieme a loro per mangiare una pizza e raccontare la mia nuova esperienza. La vera amicizia perdura nel tempo. Sabato 21 dicembre sono andato a trovarli a scuola per poterli salutare e scambiarci gli auguri di Buon Natale. È stato un momento molto emozionante sia per me che per loro».

Come ha affrontato il distacco dalla famiglia in questi primi mesi di scuola militare?

«Il distacco dalla famiglia in questi primi tre mesi è stato difficile avendo un forte legame con i miei genitori e con i miei nonni, ma nella Scuola navale ho trovato una nuova famiglia sulla quale poter sempre contare. In altre scuole l’amicizia la fai con tre o quatto persone, qui invece nasce il cosiddetto “spirito di corpo” e oggi posso dire di avere 62 nuovi fratelli e sorelle che sono i miei compagni di corso».

Qual è l’aspetto dell’educazione, non solo didattica, che sta ricevendo da cui pensa che trarrà il maggiore insegnamento per la sua vita?

«Sicuramente il maggior insegnamento che sto traendo per la mia vita è l’importanza del tempo e del saperlo gestire correttamente; qui non si può sprecare tempo e soprattutto bisogna utilizzarlo al meglio. Prima di entrare al Morosini, passavo parecchie ore al telefono e a spesso procrastinavo gli impegni scolastici. Al Morosini, invece, il tempo viene ottimizzato. In poche ore faccio tantissime cose che prima non sarei mai riuscito a fare».

Qual è la cosa della sua nuova scuola a cui ha fatto più fatica ad adattarsi?

«Oltre alla lontananza da casa, mi sono dovuto abituare a gestire le molteplici attività, sia quelle didattiche e sia quelle etico-militari abituandomi ad una routine giornaliera piuttosto impegnativa.

Le libere uscite del giovedì, del sabato e della domenica, infine, concedono il giusto svago e la possibilità di ammirare la bellezza della città di Venezia».

Quale emozione ha provato nell’incontrare i suoi vecchi compagni di classe?

«Sicuramente una forte emozione dovuta al fatto di rincontrarli dopo tanto tempo passato lontano da loro e la felicità di ritrovarsi uniti come prima nonostante i percorsi di vita diversi».

Essendo un ragazzo così determinato avrà sicuramente piani ben definiti per il futuro. Ma qual è invece il suo sogno nel cassetto?

«Il mio sogno nel cassetto è lo stesso che mi ha portato alla Morosini. Ovvero diventare un ufficiale medico nelle forze armate. Ancora non ho una specializzazione preferita, però sono certo, per il momento, di continuare questa carriera ispirandomi alle professioni dei miei genitori, che sono, appunto, un ex poliziotto e un medico».

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