Rimini. Fotografa la cognata nuda e la ricatta, botte con la mazza e minacce: arrestato

Rimini

Ha perseguitato la cognata per mesi, minacciandola di morte, aggredendola con una mazza e fotografandola nuda dopo averle strappato di dosso tutti i vestiti, millantando poi di diffondere quella foto su alcuni gruppi di Whatsapp. è il calvario vissuto da una donna marocchina che ora può tirare un sospiro di sollievo grazie all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla gip Raffaella Ceccarelli, che ha disposto l’arresto di un 39enne della sua stessa nazionalità. La donna, residente a Rimini insieme al marito, i figli, e alla famiglia di lui, è stata costretta a partire per il Nord Europa e raggiungere la sorella, non avendo alternativa per sfuggire alla furia del cognato, in mancanza di appoggio da parte dei familiari acquisiti.

La vicenda

Non ci sono ragioni di gelosia, relazioni sentimentali o vincoli di “affetto” in questa vicenda. Dalle ricostruzioni operate dagli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Davide Ercolani, risulta infatti che la ragione di tanta aggressività e violenza risiederebbe nella scoperta, da parte della vittima, di alcuni traffici illeciti condotti dal fratello del marito, che gravitava spesso nel palazzo abitato dal resto della famiglia, ma non da lui. Botte, minacce e ricatti a scopo intimidatorio, finalizzati ad assicurarsi il silenzio e la remissione delle precedenti querele.

L’escalation di violenza sarebbe nata lo scorso autunno, quando la donna l’aveva sorpreso nel mentre in cui sbrigava faccende “non chiare”, riferendolo poi al marito. Il cognato l’avrebbe ammonita di «guardare ma non parlare» e un po’ di tempo dopo si sarebbe presentato a casa di lei, insieme a un altro parente, minacciandola di morte, colpendola con un pugno al volto e ferendola al ventre con la lama di un temperino. Terrorizzata, la donna è partita per raggiungere la sorella e mentre si trovava all’estero ha ricevuto nuove minacce, questa volta su Facebook, da un profilo sconosciuto, in cui (in lingua araba) veniva avvertita che se fosse andata dalla polizia a denunciare poteva considerarsi «una persona morta».

Ma è stato il giorno della Befana, che la donna (nel frattempo tornata a Rimini) si è vista scatenare contro l’ira e la violenza più feroce del cognato. Dopo essere entrato mandando in frantumi i vetri della porta, ha iniziato a colpirla con una mazza su tutto il corpo, minacciandola di morte e strappandole via il cellulare per poi distruggerglielo. A quel punto, dopo averla gettata a terra, davanti ai figli piccoli, le ha strappato di dosso tutti i vestiti e le ha scattato delle fotografie che la immortalano mentre cerca di ritrarsi e coprirsi le parti intime. Foto scattate con la volontà di denigrarla, da usare come arma di ricatto per persuaderla a ritirare le querele presentate per minacce e lesioni. Anche in quel caso, la donna non ha esitato a chiamare le forze dell’ordine e a ricorrere a cure mediche ottenendo referti che sono risultati poi decisivi, insieme ai messaggi minatori, per la narrazione della vicenda e ottenere la misura cautelare. Il 39enne, difeso dall’avvocato Gianluca Brugioni, dovrà rispondere di stalking e lesioni personali.

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