Rimini. Estate e turismo, Linus: “Così può partire il rilancio”
«Potenziare l’aeroporto di Rimini e ripartire dall’intraprendenza degli imprenditori, senza appoggiarsi all’amministrazione di turno». La ricetta per la riqualificazione del turismo, secondo Linus, direttore editoriale del polo radiofonico Elemedia, comprendente Radio Deejay, Radio Capital, Radio M2O e il canale televisivo Deejay Ttv, passa da questi punti cardinali.
A pochi giorni dalla conclusione di “Riccione on stage”, lo spiega lui stesso, uno dei personaggi più stimati del panorama radiofonico italiano ma anche profondo conoscitore della Romagna nonché sposato da oltre 30 anni con la riccionese doc Carlotta Medas.
Linus, può tracciare un bilancio dell’estate in Riviera?
«È stata una stagione un po’ sotto tono dal punto di vista della vivacità. D’altronde ho avuto modo di soggiornare anche in altri luoghi e di confrontarmi con amici che hanno fatto vacanza altrove. Ne è risultato che non si è registrato un boom di presenze neanche nelle zone di solito vissute come concorrenti della Romagna, dalla Puglia alla Versilia. Se Sparta piange, quindi, Atene non ride, anzi è disperata. Non è una grande consolazione ma è un dato che in questo momento storico bisogna tenere ben presente. Il problema non è Riccione, il problema è il prodotto turistico italiano. Ancora più a monte il punto è che la gente non ha soldi per le ferie. Inutile girarci intorno. Il potere di acquisto di un italiano è fermo al 2018 ma il costo della vita - ahimè - è aumentato del 30%. Chi guadagnava 1.500 euro, in proporzione, ora ne prende 1.000 e questo comporta sforbiciate ai consumi, in primis eliminando o riducendo i pernottamenti fuori casa. Impossibile stilare bilanci, lo ripeto, senza tener presente questo».
Nel calo delle presenze può aver giocato un ruolo incisivo anche la mucillagine che è arrivata a luglio, e poi si è intensificata a ridosso del Ferragosto, ma soprattutto le fake news circolate al riguardo?
«Un pochino sì. Bisogna immaginarsi il turista medio come una persona dal borsellino piccolo e con pochi soldi dentro. Ne consegue che ogni volta che lo apre per tirar fuori qualche moneta, facendosi largo tra le ragnatele, controlla e limita tutti gli sprechi possibili. Dal meteo avverso alla mucillagine. Quanto ai social, diciamocelo, sono molto pericolosi e si ergono ormai, a colpi di offerte, a concorrente spietato per tutte le località turistiche. Le cose girano come nel calcio, dove è giusto chiedersi come si è giocato ma anche conoscere la performance degli avversari. Un mondo, quello a colpi di clic, divenuto estremamente concorrenziale mentre i soldi scarseggiano. È difficile districarsi una volta finiti nella tenaglia. Detto questo, ormai parlo da romagnolo. Abbiamo un aeroporto bellissimo dove possono atterrare i boeing ma si limita a tre voli al giorno. In tal senso, il “Federico Fellini” è il simbolo della Riviera: se non decolla quello, come può funzionare il resto? Bisogna fare sistema, questo è il punto».
Capitolo intrattenimento, possiamo parlare di rinascita dopo il successo dello Space?
«Il lancio dello Space e la rinascita del Cocoricò sono due segnali da prendere come positivi, ma è chiaro che non basta un locale che fa dieci date in tutta l’estate. Frequentando la Riviera rilevo una costante: ributtare la palla all’amministrazione come se avesse il dovere di dettare le linee dal punto di vista della creatività. Invece, secondo me, qualunque amministrazione deve amministrare la città garantendo funzionalità, efficienza e sicurezza. Prendiamo il caso di Riccione: la sua storia l’hanno sempre fatta le persone. Dagli anni Sessanta in poi si sono susseguiti tanti imprenditori come, ad esempio, la famiglia Savioli e quanti dagli anni Ottanta hanno lanciato discoteche e strutture innovative come l’Aquafan. Nel viale Ceccarini, per decenni, accorrevano clienti da tutta Italia. Tutto questo non esiste più o, se c’è, risulta una realtà ormai acquisita mentre, all’opposto, di proposte imprenditoriali di qualunque genere non ne sono più nate. Ma non è compito di una giunta restituire originalità ai centri della Riviera».
L’idea delle piscine a perdita d’occhio in spiaggia non rischia di uniformare ulteriormente la costa?
«È un servizio in più, che ormai c’è dappertutto, ma non è quello che farà la differenza. Niente in contrario, quindi, ma non aspettiamoci troppo. Resta il fatto che nei momenti di difficoltà emerge chi ha voglia di fare. Un esempio? Dopo la pesante crisi del 2009, tanti imprenditori hanno ammodernato gli alberghi. E qui si apre un altro capitolo...».
Prego.
«A Riccione mancano hotel di un certo livello, ci sono ottimi 3 stelle, qualche bel 4 stelle, ma non si arriva a tre strutture extra lusso. Un altro percorso che deve partire dal privato per calamitare anche altre tipologie di turisti».
Come vede la Riviera tra dieci anni?
«La scadenza della Bolkestein resta impegnativa ma credo che la Riviera stia finendo di vivere un lunghissimo periodo dove tutto era a conduzione familiare, il che è uno dei suoi aspetti più belli, ma difficile da portare avanti nel 21° secolo, anche perché non tutti gli eredi intendono raccogliere l’eredità dei genitori. I romagnoli, però, sono sempre stati molto creativi e troveranno il modo per uscirne. È questo il momento per rimboccarsi le maniche».