Rimini, duecento pecore, formaggi speciali e ora i gomitoli del “Buon pastore”

Non solo formaggi, da adesso anche gomitoli di lana. All’azienda agricola “Il buon pastore” di Montefiore Conca la filiera legata alle pecore si completa: dopo la trasformazione del latte, arriva il recupero della lana, appunto “Il filo del Buon pastore”. Non è cosa banale, in epoca in cui ormai da decenni la lana è considerata solo un rifiuto e come tale ha costi e procedure di smaltimento. È anche vero che Annarosa Nonne e Andrea Preci, pastori sulle colline della Valconca ormai da una ventina d’anni dopo un cambio di vita radicale (studi di matematica lei, una formazione tecnica lui e una vita in città, poi la scelta di tornare ad occuparsi del gregge paterno), hanno sempre cercato di recuperare questo materiale.
Un cuore di lana
«Era da un po’ di tempo che volevo trovare un modo per non buttare neanche una minima parte della lana che necessariamente produciamo. Intanto limitiamo la tosatura annuale a una soltanto, di necessità, quando inizia il caldo - spiega Annarosa Nonne -. Noi abbiamo 200 pecore di razza sarda e lacaune, di lana ne produciamo al massimo circa due o tre quintali ogni anno. Finora una parte l’abbiamo usata per pacciamature, qualcuno che sapeva come lavorarla ce l’ha chiesta, come una piccola azienda del Riminese che fa materassi, o privati per fare cuscini o il feltro a livello hobbistico».
“Annarosa filava”
Un impegno comunque, ma poco soddisfacente per Annarosa, sempre più motivata a trovare una soluzione utile a un problema. Poi l’autunno dell’anno passato partecipando a una iniziativa in quel di Roncofreddo ha conosciuto una signora del posto che filava la lana e ne cercava. «Lei mi ha raccontato il suo percorso e dato molte informazioni, così a giugno scorso al momento della tosatura ho deciso di fare il salto - continua Annarosa del Buon pastore -. Ho selezionato i 150 chili migliori di lana delle nostre pecore e li ho portati a una filanda all’Abetone da cui sono tornata a casa con 95 chili di lana filata».
Tesoro da riscoprire
Un’operazione che non è stata propriamente incoraggiata. «Anche il titolare della filanda mi ha avvertito, contro il proprio stesso interesse: nessuno conosce più la lana, poi cosa ne farà? Mi ha detto. In effetti questo prodotto antichissimo è come se fosse nuovo: in pochi sanno ancora come usarlo e la domanda è tutta da ricreare, ma personalmente credo che sia un prodotto di grande valore, che racconta bene un territorio e la sostenibilità e quindi meriti di essere proposto».
Coloriamo tutto
Con i suoi 95 chili di lana in tre filati, uno da lavorare a telaio per tappeti e arazzi, uno fine per ferri piccoli e uncinetto, e uno più grosso per maglioni o sciarpe, Annarosa Nonne ha deciso di studiare anche come colorarla per rendere i gomitoli più accattivanti. «Sono all’inizio di uno studio che mi ha molto coinvolto, ho optato per la colorazione naturale e ho già ottenuto i primi risultati. Certo è un procedimento lungo, ma si può fare tutto con elementi naturali. La mordenzatura della lana, per prepararla ad accogliere il colore, con allume di rocca e acido tartarico preso in farmacia, poi la colorazione vera e propria con decotti di ortica per il verde, le foglie di fico per il giallo, il mallo di noce per il marrone, le radici di robia per i rossi, questo utilizzando solo quello che trovo attorno a me in campagna, semplicemente raccogliendolo. Per il resto mi rivolgo all’erborista, come ad esempio per la polvere di cocciniglia per ottenere i rosa accesi e i fucsia». Un prodotto antico, dunque, con una storia plurisecolare ma perduto nella modernità, e che in pochissimi, almeno in Emilia Romagna producono direttamente.
L’appuntamento
Ora si tratta appunto di ricostruire un mercato, ma anche una manualità. «Una volta una matassa di lana era un grande regalo - riflette Annarosa -, oggi per lo più chi lo riceverebbe si chiederebbe e adesso cosa me ne faccio? Mia figlia è appena tornata dall’Erasmus in Islanda e mi ha raccontato che lì tutti sanno fare la maglia, la insegnano ai bambini e anche gli uomini al pub sferruzzano. Noi cominceremo invitando in qualche occasione le persone in azienda oltre che per conoscere i nostri formaggi ora anche per conoscere la lana e imparare insieme ad usarla».
La prima occasione è già fissata: domenica 12 novembre dalle 14,30. La proposta ideale per riscaldare un pomeriggio d’inverno, e per chi fosse proprio negato con ferri e uncinetti, beh dal “Buon pastore” ci saranno sempre i formaggi con cui consolarsi. Per avere informazioni chiamare i numeri 0541.985874 e 335.8074499.