Rimini. Disturbi nel linguaggio per i bimbi, l’esperta: ecco che fare
Disturbi del linguaggio nei bambini, quando rivolgersi a un logopedista? Ogni figlio è un mondo a sé, tant’è che apprende a parlare in tempi e modi diversi rispetto ai coetanei e persino dai fratelli. Da qui la difficoltà per i genitori a individuare segnali di criticità specifiche. Ne parliamo con la logopedista Silvia Troiani.
Dottoressa, quando rivolgersi a un logopedista?
«I campi trattati dalla logopedia sono molto vasti. Se ci concentriamo sui bambini in cui si nota un lento sviluppo del linguaggio, le indicazioni sono di rivolgersi per una valutazione specifica in questi casi: se a 24 mesi hanno meno di dieci parole, se a 30 non combinano ancora due parole assieme (come ad esempio: “Mamma, pappa!”), se a 36 mesi non pronunciano frasi o se ciò che dicono è poco comprensibile da chi non conosce bene il bambino e il genitore si trova a far spesso da traduttore».
L’intervento tempestivo aiuta il futuro rendimento scolastico?
«I problemi del linguaggio possono sottendere ulteriori problematiche. Ecco perché rivolgersi a un logopedista è utile per fornire maggiori possibilità ai bambini, stabilizzando certi apprendimenti, che dovrebbero essere acquisiti prima di andare a scuola. Un esempio? Se il bimbo dice “tane” anziché “cane” avrà difficoltà anche quando dovrà scrivere questa parola»
Come organizza il lavoro con un bambino?
«Tutti gli apprendimenti avvengono attraverso un contesto ludico, in certi giochi con intervento diretto in altri insegnando ai genitori attività da svolgere con i figli».
I bambini bilingue vanno monitorati?
«Non in modo particolare se il retroterra socio-culturale è adeguato».
I bambini di origine straniera vanno seguiti anche fuori dalla scuola?
«Per padroneggiare le abilità di conversazione di una lingua occorrono tre anni. Quindi, è bene coltivare le proprie tradizioni ma bisognerebbe anche favorire le attività di socializzazione del figlio con gli altri per uno sviluppo linguistico più veloce».