Rimini, diede informazioni alla camorra, per il Tar giusta la sospensione dell’ispettore
Era stato sospeso per un mese dal servizio dopo essere stato indagato per aver consultato arbitrariamente la banca dati del Viminale e consegnato le informazioni prese su un promotore finanziario riminese in odor di camorra ad un investigatore privato. Ecco perché quando il Tribunale di Rimini lo ha assolto, non soddisfatto del risultato ottenuto tutt’altro che scontato, ha deciso anche se già in pensione, di presentare ricorso al Tar dell’Emilia-Romagna per ottenere il reintegro e lo stipendio di quel mese in cui non aveva potuto mettere piede alla Questura di Rimini. Ricorso presentato attraverso l’avvocato Mariangela Rau del Foro di Reggio Calabria bocciato perché ritenuto inammissibile la scorsa settimana dai giudici amministrativi del capoluogo regionale.
La storia
Erano stati i carabinieri del Ros (Reparto operativo speciale) di Bologna a segnalare alla Direzione distrettuale antimafia felsinea competente per questo tipo di reato, l’ispettore in forza alla polizia di Rimini. Le indagini avevano permesso di accertare che il 7 novembre del 2009, aveva interrogato il sistema informatico in relazione alla posizione di tre persone, così chiesto da un investigatore privato, al quale aveva poi riferito l’esito dell’interrogazione, informazioni che poi l’investigatore privato avrebbe, a sua volta, inoltrato ad un altro soggetto che gestiva a Rimini le attività di recupero crediti del consorzio criminale.
Gli investigatori dell’Arma avevano anche ipotizzato che l’ispettore avesse anche concorso alla ricerca di soggetti che il sodalizio criminale perché con debiti nei loro confronti. Interrogato due anni dopo al Pm aveva ammesso «pacificamente (scrive testualmente il giudice)» di aver effettuato l’accesso alla banca dati in relazione a tre nominativi per scopi estranei all’attività d’ufficio.
Lo aveva fatto perché l’investigatore privato che gli aveva chiesto di fare quella verifica, conosciuto da anni in quanto abituale frequentatore degli uffici della Questura, gli aveva prospettato l’esigenza di conoscere l’affidabilità di alcune persone con le quali avrebbe dovuto intraprendere rapporti d’affari. Si era comunque limitato a fornire informazioni estremamente generiche sugli esiti.
Giustizia lumaca
Il procedimento disciplinare era scattato 11 anni più tardi, al momento del rinvio a giudizio. Inizialmente era stato un ammonimento da parte del consiglio di disciplina. Il Viminale si era opposto e al secondo esame per l’ispettore era scattata la sospensione di un mese.