Rimini, delitto di Pierina: quel freddo silenzio di Dassilva e il piano per giustificare le eventuali tracce di dna

Il processo per l’omicidio di Pierina Paganelli è iniziato da più di un anno, ma in televisione. Le trasmissioni che seguono i fatti di cronaca, con consulenti ed esperti hanno analizzato e valutato ogni documento a disposizione delle parti in un’arena mediatica divisa e perplessa. L’impressione è che la vicenda dei due ex amanti, Louis Dassilva e Manuela Bianchi, il primo in carcere perché sospettato dell’omicidio dell’anziana, la seconda indagata per favoreggiamento ed ora principale accusatrice del senegalese, stia appassionando per i colpi di scena quotidiani. In realtà però si tratta di un’indagine complessa condotta a colpi di perizie e consulenze su registrazioni audio e filmati. Nessuno di questi ha ancora portato alla “prova regina”, a quella cioè che fa pensare che si tratti di un caso chiuso. Ma la prossima settimana c’è una scadenza inevitabile: il gip Vinicio Cantarini deciderà sull’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Dassilva.
E lo dovrà fare non solo sulla base di quanto ascoltato in incidente probatorio dal 25 al 27 marzo scorso, quando la nuora Manuela ha raccontato «finalmente la verità», ma anche su quanto depositato dalla Procura e Squadra mobile.
In questi mesi, da marzo 2024 fino ad oggi, le indagini coordinate dal sostituto procuratore, Daniele Paci non si sono mai fermate. Nessuno della Squadra mobile, ad iniziare dal dirigente Marco Masia, ha pensato di tralasciare una qualsiasi verifica o approfondimento tanto che sul tavolo del gip sono confluiti una trentina di atti, tra trascrizioni di intercettazioni, annotazioni, perizie e consulenze.
In parte riguardano le conversazioni e le non risposte di Dassilva, che in questi mesi è apparso riservato e guardingo anche quando parlava con le persone più intime come la moglie Valeria Bartolucci o l’ex amante Manuela Bianchi.
Nelle intercettazioni, spesso sfuggente ed evasivo appena si toccava l’argomento Pierina, tentava di cambiarlo anche con la moglie. Era stato lui poi fin da subito a capire di essere costantemente intercettato e da sospettato ha avuto un comportamento insondabile. L’unica debolezza, o strategia, sarebbe stata - per l’accusa - quella di farsi trovare la mattina del 4 ottobre 2023 nel garage per avvisare Manuela Bianchi del corpo senza vita dietro la porta tagliafuoco del garage.
Perché l’ha fatto? Un comportamento illogico per i difensori di Dassilva e anche per la Cassazione, mentre per gli inquirenti il tutto avrebbe avuto uno scopo semplice e preciso. Dassilva aveva bisogno che qualcuno testimoniasse di essere stato chiamato sul luogo dell’omicidio in caso la scientifica avesse rintracciato il suo Dna sul corpo di Pierina.
Perché - sospettano gli inquirenti - se Manuela non fosse stata avvisata da Louis del cadavere forse avrebbe prima chiamato polizia e 118. Una volta intervenute le forze dell’ordine avrebbero isolato la scena e tracce di Dna non sarebbero state giustificabili. Dassilva invece, che non poteva, nell’ottobre del 2023, immaginare che la muffa avrebbe di lì a qualche mese mangiato ogni traccia organica, ha ripetuto sempre di aver “toccato” il corpo senza vita anche quando la Bianchi gli dice «ma io non ti ho visto farlo».