Rimini, delitto di Pierina: il segno della croce di Dassilva in carcere alla notizia che non c’è il suo dna sul cadavere

Ci sono due punti fondamentali nella lunga lista di documenti presentati dal sostituto procuratore Daniele Paci, e dagli investigatori della Squadra mobile a sostegno dell’ipotesi accusatoria nei confronti di Louis Dassilva. Secondo gli inquirenti il senegalese, in carcere dal 16 luglio del 2024, ha mentito su cosa ha fatto la mattina del 4 ottobre, giorno del ritrovamento del cadavere di Pierina Paganelli, uccisa la sera precedente nel garage di via del Ciclamino. E per l’accusa Louis avrebbe mentito anche quando dice di averne toccato il corpo. Tutto il materiale probante è a disposizione delle parti all’ufficio del gip Vinicio Cantarini che la prossima settimana deciderà sulla scarcerazione di Dassilva chiesta dagli avvocati difensori Riario Fabbri e Andrea Guidi.
Per la Procura, Dassilva era preoccupato che la Scientifica trovasse il suo dna sulla scena del crimine e per tale motivo avrebbe coinvolto Manuela Bianchi la mattina del ritrovamento. In quel modo la sua ex amante avrebbe potuto testimoniare che Dassilva era accorso sul luogo del delitto. Non solo, è lo stesso Dassilva che racconta agli inquirenti di aver toccato il corpo per capire se fosse o meno senza vita.
Il senegalese ha anche dichiarato di aver toccato il collo a destra della povera vittima, ma le prove scientifiche avrebbero dimostrato che quanto da lui sostenuto in interrogatorio non era possibile perché si sarebbe sporcato di sangue. Inoltre nessuno dei testimoni presenti quella mattina sulla scena l’avevano visto farlo. Ma nella logica accusatoria era un modo per difendersi da eventuali tracce di dna. Tanto che quando la moglie Valeria Bartolucci in carcere gli riferisce che non ci sono tracce genetiche - sempre per la Procura - la sua sorpresa è palese. «Il tuo dna non c’è hanno detto in tv», dice la Bartolucci al marito in carcere. E lui risponde «Davvero?», facendosi il segno della croce e portandosi le mani al volto.
Ma per il pm Paci e la Squadra mobile, Dassilva avrebbe mentito dicendo di non aver lasciato via Del Ciclamino dopo il ritrovamento del cadavere in garage, mentre c’è una testimone che alla polizia l’ha visto in auto.
Le prossime settimane per il destino del senegalese saranno decisive. Dopo l’ultima udienza di incidente probatorio prevista per il 28 aprile, in cui il perito del giudice Cantarini risponderà al quesito sulla cam3 e sul colore della pelle del soggetto ripreso dalla telecamera della farmacia la notte dell’omicidio, le indagini si avvieranno alla chiusura e per il 16 luglio di quest’anno, quando scadrà la carcerazione preventiva (se Dassilva non dovesse essere scarcerato prima) ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio. Ipoteticamente il processo in Corte d’Assise potrebbe iniziare alla fine di settembre.