Rimini, delitto di Pierina, i legali di Louis: “Pronti a impugnare ancora per ottenere la scarcerazione”

«Impugneremo al 100%». Riario Fabbri non lascia alcuno spazio ai dubbi. La difesa di Louis Dassilva andrà avanti «a oltranza, fin quando ce ne sarà bisogno, a chiedere la scarcerazione» di Louis Dassilva. Così, a 48 ore dall’emissione dell’ordinanza di rigetto della revoca della misura cautelare, gli avvocati Fabbri e Andrea Guidi sono al lavoro per rispondere «punto per punto, obiettando motivazione per motivazione, come previsto per un procedimento in Appello» a ogni singola spiegazione data dal gip Vinicio Cantarini, per spiegare perché, per la difesa, il senegalese 35enne deve uscire dal carcere.
Per farlo, però, i legali hanno solo dieci giorni di tempo, che decorrono da lunedì mattina scorso. Poco importa che nel mezzo ci sia Pasqua e la vicinanza del ponte del 25 aprile, e che proprio domani mattina a Bologna si giochi un’altra importante partita. Quella al Tribunale del Riesame, che dopo l’accoglimento del ricorso in Cassazione dovrà esprimersi sull’opportunità di rilasciare Dassilva. Un binario parallelo, che segue un’autonoma strada (quella basata su temi di legittimità) che se avesse esito favorevole segnerebbe un punto per la difesa, ma che se sfociasse in un ulteriore rigetto apporterebbe un tassello in più alla tesi accusatoria, avvicinando l’inizio del processo in Corte d’assise. «Non abbiamo avuto modo di incontrare l’indagato - ammettono i legali, assorbiti dalle incombenze giudiziarie -. Non sappiamo come abbia preso il rigetto della scarcerazione. Ma noi, di certo, non ci arrendiamo».
La spinta a raccontare
Determinante nel condurre Cantarini a confermare la misura cautelare è stata la testimonianza di Manuela Bianchi nell’incidente probatorio, ritenuta credibile. Proprio lei, l’ex amante, quella che inizialmente ha mentito nel raccontare le fasi del ritrovamento del cadavere per proteggere l’uomo col quale aveva avuto un’intensa e appassionata relazione extraconiugale, ha fornito uno (se non il più forte) degli elementi per non restituire a Dassilva la libertà perduta il 16 luglio. Secondo il giudice, a convincere la nuora di Pierina a raccontare che la mattina del 4 ottobre Louis l’aveva raggiunta in garage per dirle che avrebbe trovato una donna a terra nell’androne sarebbe stato l’aver «iniziato ad avere paura per la propria incolumità, ma soprattutto per quella della figlia a seguito delle offese e pesanti minacce (tra cui la “bara bianca”, ndr) ricevute da Valeria e già denunciate». Il giudice ricorda come la Bianchi stessa abbia dichiarato: «Io voglio protezione e per averla c’era bisogno di tirar fuori tutto». Ininfluente, invece, un possibile desiderio di vendetta verso l’ex amante che ne ha offeso la dignità di donna. «E’ un pezzo - ha ricordato - che sento dire che sono poco più di una prostituta o poco meno, una macchina del sesso pagata con qualche regalino. Non è stato volermi rivalere». Nelle pagine dell’ordinanza si dà conto anche del passato di Manuela e del suo rapporto col marito Giuliano, sviscerato nel corso del lungo incidente probatorio. Il primo e unico amore nato quando aveva solo 15 anni, la perdita prematura della madre e l’appoggio alla famiglia di lui, guidata da quella che sarebbe diventata la suocera Pierina, e poi il rapporto col coniuge che si impoverisce, l’intimità che sparisce dalla coppia, lui che diventa sempre più pressante e che la controlla. Poi la storia con Louis, finalmente il brio di una passione, la suocera che sospetta, lei che confessa al marito, Louis che teme che Pierina possa scoprire che l’amante è proprio lui e “guastare tutti i piani”. Un’escalation che secondo il gip ha portato Dassilva a impugnare quel coltello e infliggere quelle 29 coltellate.
Il “processo” a Barzan
Ma nelle more delle decisioni sulla scarcerazione di Dassilva, un altro “processo” si sta tenendo. In televisione, quello che vede in un immaginario banco degli imputati Davide Barzan, il consulente nel pool difensivo della Bianchi. Nel servizio de Le Iene andato in onda ieri sera (“Chi è davvero Davide Barzan”) si racconta di presunte vicende giudiziarie del criminalista. Barzan ha dichiarato di avere il «casellario giudiziale pulito», mentre Le Iene narrano, con tanto di intervistati, che nel suo passato vi sarebbe una condanna per truffa a sei mesi di reclusione, seppur con pena sospesa.