Rimini. Costruzioni lungo i fiumi, parla l’esperto: “Una follia, c’è il divieto”

Rimini

«Che follia costruire lungo i fiumi». Spuntano con sempre maggior frequenza maxi cartelloni che pubblicizzano la prossima edificazione di abitazioni sull’Ausa o nei pressi del fiume. Una cornice a detta di molti invidiabile, ma quali sono gli eventuali rischi di una simile vicinanza? Lo chiediamo all’architetto e urbanista Marco Zaoli, già assessore all’ambiente del Circondario di Rimini, dal 1985 al 1994, oltre che docente di Urbanistica e Valutazione di piani e programmi alla facoltà di architettura dell’Università di Ferrara dal 2001 al 2022 e dal 2021 al 2023 all’Università di Urbino in pianificazione territoriale ed urbanistica, poi per un anno dal 2023 al 2024 un corso internazionale di “Planning and Management of Marine and Coastal Areas with Climate Change Effects” presso l’Università di Bologna Campus di Rimini.

«Bisogna premettere - spiega Zaoli - che una fascia di 150 metri dall’alveo dei corsi d’acqua pubblici, quali Marecchia e Ausa, è inedificabile sin dal 1985 per effetto del Decreto Galasso, mentre il Piano Territoriale Paesistico Regionale tutela tramite le “Zone di tutela di laghi, bacini e corsi d’acqua” una fascia ancora più ampia di territorio a lato dei medesimi corsi d’acqua che in sostanza è inedificabile. Per quanto riguarda poi i rischi di esondazione, da anni sono state elaborate cartografie (da ultimo le aree a rischio inondazione previste dalla “Direttiva alluvioni” della Comunità Europea), che hanno individuato le aree che possono essere inondate ogni 20, 50, 100 anni. Fenomeno che il cambiamento climatico ha poi reso più frequenti ed estremi. Non si capisce quindi come si possa continuare a costruire ai margini dei corsi d’acqua. I rischi sono quelli noti in caso di esondazione con pericolo per le persone che vivono, lavorano e transitano nei pressi dei fiumi, con danni a edifici, strade e infrastrutture varie, nonché allagamenti di aree agricole e strutture produttive».

Accorgimenti per scongiurare eventuali pericoli?

«La medesima direttiva stabilisce che è necessario procedere a mettere in sicurezza le aree che sono all’interno di tali fasce. E se non è possibile bisogna provvedere allo spostamento degli insediamenti ed edifici. Quanto alla messa in sicurezza si attua realizzando argini più alti dei livelli di piena e “casse di espansione” o vasche di accumulo temporaneo delle acque di piena. Detto questo, in tutti i corsi d’acqua vanno effettuate continue verifiche di portata e manutenzione delle sponde».

Si sta facendo abbastanza in Romagna per la “manutenzione” dei corsi d’acqua?

«La Regione Emilia-Romagna è stata fra le prime, attraverso il “Piano delle acque”, a individuare le aree di pericolosità dei corsi d’acqua e a mettere in atto una serie di interventi per scongiurare e prevenire gli effetti di tali fenomeni. Purtroppo con il cambiamento climatico causato dal riscaldamento globale (quest’ultimo causato dall’eccessiva produzione di anidride carbonica, in primis generata dall’uso dei combustibili fossili) e con il conseguente diverso regime delle precipitazioni atmosferiche, stiamo assistendo a fenomeni estremi con caduta di quantità concentrate di pioggia al di fuori da ogni previsione e dato statistico storico. Lo abbiamo potuto verificare nella nostra regione in particolare nel 2023 e nel 2024, anno in cui i fenomeni estremi si sono ripetuti per più volte a distanza di poche settimane».

Servono ulteriori interventi?

«Oltre agli interventi di breve periodo è necessario smettere di utilizzare i combustibili fossili a favore delle risorse energetiche rinnovabili (soprattutto solare ed eolico) e del ciclo di idrogeno “green”. Al contempo occorre aumentare la dotazione di verde, quindi boschi e foreste, con la funzione di filtrare l’anidride carbonica con il processo della sintesi clorofilliana interrompendo così il consumo di suolo, anzi addirittura desigillando/deimpermeabilizzando la maggior quantità di suolo possibile in modo da consentire al primo metro di sottosuolo di “catturare” l’anidride carbonica che si fissa al suo interno. In questo modo, soprattutto se si agirà con convinzione e con sollecitudine, sarà ancora possibile invertire il ciclo di cambiamento climatico in atto. Altrimenti dovremo abituarci a questi fenomeni di esondazione estremi dei corsi d’acqua che tenderanno anzi a peggiorare, con conseguente innalzamento anche dei mari e messa in pericolo dei centri costieri per fenomeni di ingressione del mare sulla costa».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui