Rimini. Chiede un caffè e ha un infarto, salvato da un cliente del bar
E’ andato al bar per prendere un caffè. Quel caffè però non l’ha mai bevuto, e se non fosse stato per il 52enne Gabriele Legnari, fresco di corso per la rianimazione cardio polmonare, lui, un uomo di 63 anni residente a Spadarolo, di caffè non ne avrebbe bevuti mai più.
Un istante dopo l’ordinazione al bancone, infatti, è stato colpito da un infarto che l’ha fatto cadere a terra con un tonfo rumoroso, urtando la testa contro uno spigolo e lasciandolo inerme sul pavimento. A salvargli la vita è stato il sangue freddo del 52enne riminese, di professione perito industriale, che dopo aver sentito le grida della barista è corso all’ingresso del locale e ha fatto il massaggio cardiaco al 63enne per almeno 15 minuti, impedendo che la morte lo trascinasse con sé nell’al di là. «Quando l’ho toccato - racconta Legnari - il cuore non batteva e lui non respirava. Stava diventando cianotico. In pratica era morto».
L’eroico salvataggio è accaduti mercoledì scorso in pausa pranzo, al bar Cecchini di Spadarolo. Poco dopo le 13, mente Legnari (che è anche una guardia zoofila e vice presidente dell’Accademia Kronos) stava pranzando con i colleghi nella saletta attigua, le grida della barista hanno squarciato l’ordinarietà di una pausa pranzo che sembrava uguale a tutte le altre.
Il sangue freddo
«Io sono fatto così - racconta l’uomo impegnato da sempre in attività di volontariato - se incontro una persona in stato di bisogno o pericolo, io la aiuto, non importa quanto possa essere rischioso». Così, senza pensarci e sospinto dal suo slancio altruistico, mentre il barista ha chiamato il 118, alla vista dell’uomo steso a terra Legnari si è lanciato in quelle manovre salvavita che aveva “rinfrescato” proprio la scorsa estate, all’interno dell’Accademia Kronos. «Mentre il mio collega Guido Ghidoni, corso a soccorrerlo insieme a me, impediva che si strozzasse con la lingua tenendogli due dita in gola, io ho fatto ininterrottamente il massaggio cardiaco per 15 minuti, mentre ero in videochiamata con gli operatori del 118. Un quarto d’ora dopo, quando sono arrivati, hanno preso il mio posto e l’hanno defibrillato». Del tutto inerme e privo di coscienza, infatti, per il 63enne che oggi può dirsi fuori pericolo di vita sembravano non esserci speranze. «Per diversi minuti non c’era battito e non respirava, io però ho tenuto duro sostituendo il pulsare del cuore con il massaggio, in modo che il cervello non restasse mai privo di ossigenazione. Sono felice di averlo fatto - confessa l’eroe, emozionato - perché quando ho saputo che il giorno dopo è uscito dal coma e ha riconosciuto i familiari mi sono reso conto di aver salvato la vita a un uomo. E fare del bene è una sensazione impagabile».
E’ arrivato un ringraziamento? «Ho saputo che la moglie è andata al bar Cecchini a ringraziare chi è intervenuto per salvarlo. Io comunque ora non penso a questo, ma solo alla buona azione e alla conseguenza che ha avuto». Legnari infatti confessa di non essersene andato dal bar fino a quando non ha visto i sanitari (intervenuti con tre ambulanze) prendere in carico il 63enne dopo averlo stabilizzato grazie anche a delle iniezioni di adrenalina. «Sono felice - conclude - ora mi auguro solo che possa ristabilirsi del tutto il prima possibile». A Legnari vanno anche i complimenti da parte dei “colleghi” dell’Accademia Kronos, che attraverso le parole del presidente Fabio Paganelli sottolinea come fare i corsi per le manovre di rianimazione cardio polmonare «possa fare la differenza tra la vita e la morte».