Rimini. Carta docenti, decine di precari vincono al Tar
Il Tar ha condannato il Ministero dell’Istruzione e del merito al pagamento dei bonus della “carta docenti” a favore di 43 insegnanti precari riminesi per un totale di 74mila euro. «Ma sono solo i primi perché abbiamo presentato altri 200 ricorsi per inottemperanza e, in totale anche fuori Regione, ne rappresentiamo circa 1.300», specifica l’avvocata Veronica Pepoli, che col collega, l’avvocato Luca Caroni, ha vinto il ricorso davanti al Tribunale amministrativo dell’Emilia Romagna. I due legali riminesi hanno infatti accelerato l’ottenimento del pagamento delle somme a favore degli insegnanti non di ruolo procedendo nei confronti del Ministero dapprima con decreti ingiuntivi e poi chiamando lo Stato in causa per inottemperanza davanti al Tar.
La vicenda
E’ di questi giorni la sentenza del Tribunale amministrativo dell’Emilia Romagna per i primi 43 docenti, a cui se ne aggiungeranno almeno altri 200. La “carta docente”, che dal 2025 sarà estesa strutturalmente anche ai precari, ma l’importo sarà fissato annualmente fino a 500 euro, è un bonus che il Ministero dell’Istruzione del Merito ha previsto per gli insegnanti italiani prima di ruolo e poi riconosciuto attraverso delle sentenza della di Giustizia Europa anche ai precari o supplenti. La carta serve ad acquistare beni e servizi inerenti alla formazione. Ossia con i soldi della carta docenti non si fa la spesa al supermercato ma si acquistano corsi di aggiornamento, computer o materiale di cui l’insegnante necessita nel suo lavoro a favore degli studenti. I ricorrenti quindi hanno agito in giudizio per ottenere l’ottemperanza ai decreti ingiuntivi. «Il Ministero intimato non si è costituito in giudizio. E tali decreti ingiuntivi - si legge nella sentenza - sono divenuti inoppugnabili in quanto non opposti nei termini di legge». «Pertanto si ordina al Ministero dell’Istruzione e del Merito e al dirigente dell’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia Romagna di dare esecuzione alla sentenza», dice il Tar.
La questione della “carta decenti”, introdotta in Italia nel 2015, inizia con il ricorso alla Corte di giustizia europea da parte degli insegnanti non di ruolo che si erano visti negare il diritto alla carta nonostante le supplenze continuative nel corso dell’anno.
L’Europa “bacchetta” l’Italia per la diversità di trattamento tra docenti di ruolo e precari per cui iniziano i ricorsi dei supplenti. Con la nuova Finanziaria, lo Stato, nel 2025, estende il diritto in via definitiva, ai docenti con contratto di supplenza annuale su posto vacante e disponibile.