Rimini capitale? Sì perché è città di scrittori

Rimini

Rimini città degli scrittori? L’idea ovviamente è lanciata da uno scrittore, Michele Marziani, nato a Rimini e ora residente in Piemonte, a commento della proposta di candidare la città a capitale italiana della cultura. «Probabilmente se vivessi ancora a Rimini, di fronte a questa proposta avrei risposto che la cultura è un’altra cosa – dice Marziani –. E mi sarei sbagliato. Perché quando sono tornato per qualche giorno nel Natale 2019, nella città luccicante per il centenario di Fellini mi sono detto che Rimini è davvero “felliniana”, al di là degli sforzi per esserlo, persino oltre l’idea del grande regista. E “felliniano” è uno degli aggettivi più belli della cultura contemporanea, di quell’idea complessa di cultura di cui parla Piero Meldini. Quindi sì, penso sia una bella proposta».

C’è un aspetto di Rimini su cui si potrebbe puntare?

«Torno a Rimini troppo poco per coglierne tutti gli aspetti culturali, i cambiamenti, le proposte. C’è però una cosa che mi ha sempre attratto: l’idea di una città degli scrittori. Non è tanto un luogo dove ambientare narrazioni quanto la culla, per alcuni la casa, di tantissimi autori contemporanei, anche molto diversi tra loro, alcuni prolifici, altri meteore, ma tutti affacciatisi all’editoria nazionale: Piero Meldini, Lorenza Ghinelli, Marco Missiroli, Lia Celi, Alessandro Zignani, Giampaolo Proni, Daniele Brolli, Fabio Fiori, Isabella Santacroce, Daniele Luttazzi, Claudio Castellani… Giusto i primi che mi vengono in mente in ordine sparso. Più una marea di nomi meno noti ma non meno interessanti che vanno a comporre un lunghissimo elenco. Rimini è, innegabilmente, una città di persone che scrivono e vengono apprezzate per quello che raccontano. Sarebbe troppo facile dire “sarà il garbino”. Credo ci sia dell’altro a nutrire l’immaginario. Non solo di autori di qui. Posso pensare a Enrico Brizzi che da quel che so da anni vive a Rimini, a Gino Vignali che ci ambienta i suoi gialli… Io stesso se non avessi incontrato “Rimini”, il romanzo di Pier Vittorio Tondelli, non avrei mai pensato di scrivere libri. E poi a Rimini, seppur per caso, è nato Hugo Pratt, il papà di Corto Maltese e questo a me basterebbe, ma aprirebbe un altro grande capitolo».

Quale obiettivo dovrebbe porsi chi candida Rimini a capitale della cultura?

«Sarebbe una scommessa interessante da vincere quella di mostrare una città diversa dallo stereotipo dei gelati e le bandiere, della spiaggia piena di ombrelloni. Conosco persone neppure troppo sprovvedute che, quando racconto che sono nato e ho vissuto a Rimini, mi chiedono stupite se d’inverno ci vive qualcuno».

«Coinvolgere Pesaro? Ricorda “Frusaglia”»

«Quando leggo della possibilità non solo di allargare la candidatura all’entroterra ma addirittura di coinvolgere Pesaro mi viene in mente Frusaglia – dice Marziani – il “paesotto immaginario” dello scrittore Fabio Tombari, “con riferimenti reali rintracciabili non tanto tra Fano e Pesaro, quanto nelle campagne tra i fiumi Metauro e Marecchia, dal mare al Montefeltro”. Tombari è stato uno dei grandi scrittori italiani della prima metà del Novecento e ha vissuto sul confine tra Tavullia e Mondaino, tra Marche e Romagna, tra Rimini e Pesaro, incarnando tutta la meraviglia dell’entroterra. I suoi scritti rappresentano una cultura rurale ancora viva nel territorio alle spalle della città». M.A.

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