Rimini. Bruciato dall’attentato incendiario: la solidarietà fa ripartire il Diamond

Domenica 10 marzo, ore 18: risorge della ceneri il Diamond Wine Bar dei fratelli Simone e Michele Livi, completamente distrutto nella notte tra il 15 e il 16 novembre dello scorso anno dalla bottiglia molotov lanciata all’interno da una mano ancora ignota. Un attentato incendiario su cui sta indagando la Squadra mobile della Questura di Rimini.

Nuovo inizio

Il locale di via della Fiera 99 riparte grazie alla determinazione dei due fratelli che dopo il comprensibile abbattimento iniziale - le fiamme hanno fatto danni per 200mila euro - hanno deciso di reagire. Simone lo fa in prima battuta per il figlio di 10 mesi «che mondo gli lascerei se mollassi», ha confidato al loro legale, l’avvocato Marco Lunedei. Voglia di ripartire aumentata giorno dopo giorno per merito degli attestati d’affetto e solidarietà contenuti nelle centinaia di messaggi arrivati sui loro profili social; e anche dalle vere e proprie pacche sulle spalle date dai residenti, da chi li ha visti alzarsi tutti i giorni alle 6 della mattina per iniziare a servire colazioni e chiudere anche dopo la mezzanotte, dopo aver servito pranzi e aperitivi.

Solidarietà vera

Ma indiscutibilmente volano a questa ripartenza è stato dato dagli artigiani, dai professionisti e dai fornitori che, conoscendo l’indiscussa correttezza di Simone e Michele, la loro puntualità nel rispondere alle scadenze, non hanno avuto alcuna esitazione a dargli una mano. Così i fornitori gli hanno riempito senza bisogno di anticipi la dispensa e i frigoriferi. Gli artigiani che hanno rimesso a nuovo il wine bar così come l’installatore della nuova consolle si sono fatti pagare la materia viva. Le ore di lavoro? Se ne parlerà più avanti. Stessa risposta avuta anche dai professionisti di cui forzatamente si sono dovuti avvalere.

«Arrendersi sarebbe stata la cosa più semplice - sottolinea Michele - ma non la più giusta. Siamo stati travolti da un’ondata di affetto e stima che ci ha dato la forza per guardare avanti. Adesso siamo carichi e non vediamo l’ora di tornare a fare quello che amiamo».

«Questi ragazzi sono un esempio di tenacia - conclude l’avvocato Lunedei -. Hanno dimostrato che l’illegalità non può vincere».

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