Rimini. Boom dei prezzi nei residence, la Caritas: rischio ondata di sfratti

I residence raddoppiano i prezzi. «Così i più fragili finiranno in strada». A Rimini il problema in cima alla lista porta ancora il nome di emergenza abitativa anche perché, a breve, «i residence ritoccheranno al rialzo le proprie tariffe costringendo a sloggiare chi aveva trovato un tetto per la stagione invernale». Della situazione dà notizia Mario Galasso, direttore della Caritas diocesana di Rimini. Quello della penuria di case in affitto (o in vendita) è un problema che è esploso da tempo a livello nazionale anche se costituisce una vera piaga in un territorio vocato al turismo, «dove non mancano pagamenti in nero». Proprio Galasso coordina per la diocesi “Opera a segno: una casa per tutti”, un progetto che coinvolge già «una ventina di professionisti dalle competenze diverse, in modo da formare gruppi di lavoro specifici». Tra gli altri, va affrontato il tema «della rigenerazione urbana per riqualificare immobili, con l’obiettivo sotteso di non dare adito a speculazioni di nessun genere». Un punto, prosegue ancora il direttore Caritas, «su cui ci siamo già confrontati con il Comune di Savignano, in attesa degli incontri con i municipi di Riccione, fissato per la fine del mese, e di Rimini. La prima finalità sarà trovare soluzioni nuove, quasi di rottura con il passato». Una seconda fase della progettazione riguarda invece la casa con la “c” maiuscola, quella cioè da individuare nelle varie zone della diocesi. «Prima però – non la manda a dire - va affrontata la paura di mettere a disposizione, di eventuali affittuari, le seconde case».
Il tavolo di intervento
Il tentativo di innescare un cambio di mentalità, passa per una serie di incontri serali da svolgersi in ognuna delle 15 zone pastorali, in mezzo alla settimana, «per accogliere i timori che esistono, dopo esperienze negative già vissute, e poi rinnovare la fiducia». Incontri, questi, che sono partiti da un mese e si concluderanno entro maggio. Al tavolo si siederanno non solo i referenti Caritas ma almeno un parroco e un diacono «per accorciare le distanze» tra i vari sodalizi. In un secondo momento ogni zona pastorale troverà una figura di riferimento, come ad esempio un diacono, per mantenere i contatti sia con gli uffici diocesani che col territorio. Qualcosa nel frattempo si sta muovendo, come confermano le prime telefonate in arrivo, «a caccia di informazioni». Nell’attesa si punta l’attenzione sulle persone fragili di ogni comunità «che hanno un nome e un volto». Persone a cui tendere una mano appare un gesto di fraternità «prima di qualunque altra considerazione».