Rimini. Bocciato alla Maturità dopo lutti e covid, per il Tar non ha diritto al risarcimento

Si è fermato a 56 punti, 4 in meno di quelli necessari per superare l’esame, ma a sentir lui la sua Maturità sarebbe stata viziata da una serie di ingiustizie, tra presunti favoritismi nei confronti dei compagni di classe e una commissione sorda ai problemi come il long-covid che lo affliggeva o i tre lutti che si sono susseguiti a stretto giro nella sua famiglia. Ecco perché uno studente riminese bocciato all’esame di Stato del 2022 ha chiesto un risarcimento al ministero dell’Istruzione presentando un ricorso al Tribunale amministrativo regionale: i giudici però hanno respinto la sua domanda, fra l’altro «solo genericamente introdotta con il ricorso, ma non più coltivata, né sviluppata», facendo cadere tutte le argomentazioni esposte dall’avvocato Francesco Barletta.
I motivi del ricorso
La sentenza di ieri ricapitola la vicenda illustrando i motivi che hanno spinto lo studente ad ingaggiare una battaglia legale contro il Ministero: non solo vizi relativi a modi e tempi di svolgimento della prova orale, ma anche questioni strettamente personali. Il ragazzo contestava ad esempio «l’assenza, nella motivazione della bocciatura, di alcun riferimento al difficile periodo legato alla pandemia e alle conseguenze che essa ha provocato sull’istruzione degli alunni».
Un tema di cui si è discusso a lungo nel periodo pandemico, a cominciare dall’ampio dibattito sulla didattica a distanza, ma che oggi sembra essere ripiombato nel dimenticatoio: in questo caso lo studente, si legge nella sentenza, «aveva contratto per ben 2 volte il Covid-19 con sintomi “post covid-long covid”». Ma non solo, perché «nella sua famiglia si erano registrati ben 3 decessi negli ultimi tempi».
Il pronunciamento
Tuttavia, stabilisce l’estensore Paolo Carpentieri in sentenza, «le vicende pregresse legate al periodo pandemico avrebbero potuto eventualmente influire sul percorso formativo e sul curriculum e sui crediti formativi del candidato, ma non possono rivestire un’autonoma rilevanza in sede di giudizio sull’esame finale», soprattutto se, come nella vicenda al centro del ricorso, «non vi è traccia di produzione della relativa documentazione». E in ogni caso, anche in presenza di un «generico disagio psicologico non direttamente afferente alla sfera cognitiva», la commissione d’esame avrebbe potuto al massimo «rendere sereno il colloquio orale, ma non era tenuta ad adottare particolari misure».
In definitiva, il Tar ha giudicato «infondato» il ricorso dello studente, condannando quest’ultimo a pagare 3.000 euro di spese di lite.