Rimini. Bitcoin, 50enne truffato da broker per 260mila euro
La prospettiva di guadagni facili e ingenti con investimenti a Dubai sfruttando le enormi possibilità offerte dalle criptovalute, ha tratto ancora una volta in inganno un risparmiatore riminese. In questo caso, a vedere sfumati profitto e investimento iniziale è stato un 51enne residente a Misano Adriatico, persuaso di poter vedere lievitare il conto in banca dopo una serie di transazioni intestate a un 50enne, originario di Riccione, ma da tempo trasferitosi a Londra, dove è a capo di una società di investimenti. Si tratta di un totale di 262mila euro, soldi che il misanese ha inviato al conto corrente di quello che si era presentato come consulente finanziario, una sorta di “broker”. Tuttavia, come emerso dalle indagini, il 50enne non è risultato iscritto all’albo dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede. Ragion per cui, oltre all’accusa di truffa aggravata, il riccionese si è visto muovere anche quella di abusivismo, in base all’articolo 166 del Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria. Al termine delle indagini, coordinate dal pubblico ministero Luca Bertuzzi, è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per il “broker” riccionese, assistito d’ufficio dall’avvocato Ennio Beltrambini.
Le “consulenze”
Come raccontano le indagini, il riccionese londinese di adozione sarebbe riuscito a convincere il misanese a fargli prima un bonifico da 100mila euro, poi un altro da 150mila, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. La prima somma era stata richiesta come investimento in Bitcoin da effettuarsi a Dubai, la seconda come corrispettivo per l’acquisto di quote di una società inglese, e altri 12.500 euro erano stati poi pagati a vario titolo, tra cui restituzione di un prestito.
Successivamente, il broker aveva chiesto che le somme fossero girate al conto corrente della società di investimenti da lui gestita, facendo ben attenzione che il cliente scrivesse una specifica causale. Ovvero quella di “compenso di consulenza” per il primo bonifico da 100mila euro, e di “spese di consulenza su progetto” per il secondo. Una distinzione non solo nominale perché quando il misanese, assistito dall’avvocato Gianluigi Tencati, accortosi del raggiro, ha chiesto la restituzione di quanto ingiustamente versato, la società inglese ha replicato dicendo che quelle somme erano state pagate non in qualità di investimento, ma come corrispettivo per la consulenza ricevuta. In soldoni, nessuna restituzione sarebbe mai arrivata. Come emerso dalle indagini, il 51enne sarebbe stato indotto in errore nel credere di poter riavere indietro le somme versate e inoltre nessun documento inerente gli investimenti eseguiti sarebbe mai stato consegnato al misanese.
Così, dal no della società, vista l’impossibilità di recuperare i soldi spesi in maniera “indolore”, il misanese si è visto costretto a denunciare il consulente a cui aveva affidato la speranza di grandi, grandissimi, guadagni.