Rimini. Barbiere da 58 anni. “Adesso lascio ma nessuno continua il mio lavoro”

Rimini

«Lascio il mio lavoro di barbiere dopo 58 anni. Non so ancora cosa farò da grande, ma so per certo che mi mancherà moltissimo». Un dolore alla spalla, dato dal continuo barcamenarsi tra phon, spazzole e forbici, è la ragione che costringe Michele Rinaldi, 70 anni, ad abbassare per sempre la saracinesca del suo negozio “Colpo d’occhio parrucchieri”, in via Lagomaggio. Un’attività aperta 18 anni fa. E con tanto di clienti che, spiega Rinaldi, lo seguono da oltre quattro decenni. «Quando ho detto loro che il 31 agosto avrei chiuso, molti sono scoppiati a piangere - svela -. Vengono da me da generazioni, dicono di essere disperati. Io li consolo rispondendo così: “Non vendo mica medicine o beni di prima necessità. Faccio soltanto il barbiere”».

Rinaldi, in realtà lei non è “soltanto un barbiere”...

«Effettivamente no. Questo lavoro lo faccio da quando ho 12 anni. Mi ero da poco trasferito da Salerno a Rimini insieme alla mia famiglia. Mio padre, dato che chiarii fin da subito di non voler studiare, non mi diede alternativa: “Se non studi ti metti a lavorare”. Così feci, iniziando l’avventura di barbiere. Tra l’altro, essendo io di corporatura esile, fu lui stesso a suggerirmelo. Mi disse che, con quel fisico, avrei potuto fare solamente il barbiere».

Un lavoro che le ha dato soddisfazione, alla fine.

«Moltissima. Ho iniziato come dipendente in vari negozi, spostandomi tra Viserba, Santarcangelo, Celle e infine Rimini. A 18 anni divenni dipendente dell’attività che si trovava in via Tempio Malatestiano. Poi, dopo il militare, decisi di diventare socio di quell’attività. Eravamo in quattro e la ribattezzammo “Vanni e Franco”».

Come andò questa società?

«Rimase in piedi per oltre 30 anni. I primi dieci li trascorremmo in via Tempio Malatestiano. Poi ci spostammo in viale Principe Amedeo, proprio di fronte al grattacielo, per un altro decennio. L’ultimo negozio aperto fu quello in piazzetta ducale. Nel 2006, dopo la divisione della società, ho inaugurato la mia attività “Colpo d’occhio parrucchieri”. Siamo sempre stati in tre: io, mia moglie Renata e una ragazza che ci aiutava».

Cosa le piace del suo lavoro, e con quale spirito sta affrontando la chiusura?

«Del mio lavoro amo la parte creativa. Il fatto di tagliare, accorciare, dare un nuovo volto alle persone, cercando di creare sempre qualcosa di diverso. Tra l’altro, io e mia moglie abbiamo insegnato per anni all’accademia Anam di Rimini (Accademia nazionale acconciatori moda). La chiusura è “obbligata”, avendo questo dolore alla spalla che si sta accentuando sempre di più, e che non posso più trascurare. Nonostante questo, vengo ogni giorno in negozio con il sorriso. Non vorrei mai smettere».

Cosa farà dopo il 31 agosto?

«Onestamente? Non lo so. L’attività cesserà di esistere, non avendo trovato nessuno disposto a continuarla. Quanto a me, credo che riprenderò in mano alcune cose che ho sempre lasciato da parte per amore verso il lavoro. Alcune faccende domestiche che non sono mai riuscito a curare troppo, ed anche la mia bicicletta, parcheggiata in garage da non so quanto tempo. Per il resto, credo che lo scoprirò vivendo».

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