Rimini, appello dopo 101 anni di attività: «Non fate morire Lombardi calzature»

Rimini

RIMINI. «Non lasciate morire “Lombardi calzature” dopo 101 anni». La terza generazione della famiglia lancia l’appello per trovare un nuovo gestore dello storico locale in via Garibaldi, al civico 22, nel cuore di Rimini. Il cartello che annuncia la cessata attività, oltre all’ultima vendita speciale, ha lasciato attonite generazioni di clienti. L’ultimo della famiglia al timone dell’attività con la storica insegna “O. Lombardi e Figli”, Silvestro, aveva infatti abbandonato 5 anni fa, passando il testimone perché la saracinesca non si abbassasse, a una società del settore calzaturiero di Bologna. Che però adesso ha deciso di non andare avanti con la gestione.

Una storia, legata a doppio filo alla vita di Rimini, che parte da lontano, anzi oltreoceano. Tutto comincia con Oreste Lombardi, che, dopo aver combattuto nella guerra coloniale in Libia, voltò pagina lavorando nelle miniere del Belgio. Una vita immersa nel grigiore che convinse quest’uomo, nato nel 1882, a cercare fortuna in America, a Boston, aprendo una bottega tutta sua, nella centralissima Main Street, dove produceva scarpe su misura. Gli affari ingranano presto, perciò il giovane invita la fidanzata, sua compaesana, a raggiungerlo.

Dal matrimonio nascono tre figli ma la nostalgia feroce per la Romagna convince la famigliola a rimpatriare. Sessanta i chilometri che Oreste macina ogni giorno in bici per raggiungere dall’entroterra cesenate la bottega aperta a Rimini in via Garibaldi.

Siamo nel 1923 e in pochi anni riesce a acquistare i muri del negozio che per un secolo e un anno calzerà romagnoli e turisti. I pellami li acquista lui prima di rivenderli al dettaglio ai calzolai.

Una maestria, quella acquisita nel tempo, che varrà a Oreste il ruolo di consulente per i pellami presso il tribunale nelle dispute sulla qualità. Per arredare gli spazi si ispira all’attività che aveva inaugurato negli Stati Uniti. Intanto la clientela torna con regolarità, anche da altre regioni e il talento negli affari del capostipite passa ai figli che seguono le sue orme: Edy gli succede nel 1950 mentre Leonda e Loida già nel 1936 avviano in corso d’Augusto il commercio di accessori da donna, dai guanti ai cappelli, per poi convertirlo, dopo la seconda guerra mondiale, nell’abbigliamento per bambini.

Nel frattempo nel 1978, dopo la morte prematura di Edy, subentra nell’attività suo figlio Silvestro, ora 75enne che, dopo la laurea, ha rappresentato la terza e ultima generazione a gestire la bottega. Anni addietro, dimostrò lungimiranza nell’adeguare il passo ai tempi, puntando «su pantofole e calzature comode delle migliori marche», specializzandosi anche «in prodotti per la cura e la rigenerazione del pellame». Finché, cinque anni fa, ha affidato «la gestione a una società di Bologna che ora ha deciso di lasciare». Attenzione ai dettagli e cura per il cliente sono tuttavia rimasti la parola d’ordine. Ecco perché Lombardi lancia l’appello «per un sostituto che mantenga viva una bottega identitaria e magari la storica insegna». Al momento non ha ricevuto offerte «ma la speranza è che non si spenga un’altra luce nel cuore della città».

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