Rimini, allarme lupi. La Coldiretti: «A rischio gli allevamenti»

Rimini
  • 03 settembre 2024

«I lupi non sono più ormai a rischio di estinzione - sostiene il presidente di Coldiretti Rimini, Guido Cardelli Masini Palazzi - e la loro presenza mette a repentaglio la prosecuzione delle attività zootecniche, soprattutto quelle in tutto o in parte, allo stato brado»

Con il ritorno del lupo, il lavoro dei pastori e degli allevatori è notevolmente cambiato divenendo – afferma il Presidente di Coldiretti Rimini – sempre più complesso e oneroso e stravolgendo le abitudini di una pratica storica. Non è infatti più possibile lasciare gli animali allo stato brado, impiegando il tempo in tutte le altre attività che caratterizzano il lavoro in montagna, dalla mungitura del latte alla fienagione. Negli ultimi anni si è infatti reso necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle da attacchi di lupi poiché recinzioni (in certi casi impossibili da realizzare) e cani da pastore a volte non sono sufficienti a scongiurare il pericolo.

L’ultimo caso qualche giorno fa quando il Presidente di Sezione Coldiretti Zerbini Daniele di Miratoio (Pennabilli) titolare dell’omonima azienda agricola che alleva bovini di razza chianina, allarmato, è dovuto salire nel cuore della notte nella zona dove si trovavano i suoi bovini al pascolo e li ha trovati sotto l’attacco di un branco di lupi (Zerbini ne ha contati sette) che erano riusciti a dividere la mandria e solo grazie al suo intervento e a quello del figlio, è’ stato possibile tranquillizzare e ricompattare gli animali. All’appello mancano comunque tre vitelli. «Questo controllo in passato non era necessario - ribadisce Alessandro Corsini, direttore di Coldiretti Rimini - ed ora invece è un’attività dispendiosa in termini di tempo e denaro e a volte non è possibile neppure rimediare al problema se non ricoverando gli animali in stalla anzitempo e stravolgendo un metodo di lavoro tradizionale e consolidato. Occorre tenere in considerazione - evidenzia Corsini - anche le difficoltà legate poi a svolgere il lavoro diurno dopo nottate passate a far di sentinella in attesa che il branco si sposti. Oltre a dover fare la conta dei danni diretti, quelli relativi agli animali uccisi, gli allevatori quindi subiscono anche pesanti perdite economiche indirette, per i quali non è prevista alcuna forma di indennizzo. In seguito agli attacchi da lupi, infatti, oltre agli animali che si disperdono (e se le carcasse non vengono trovate l’allevatore non ha nemmeno diritto al risarcimento), c’è da mettere nel conto lo stress subito dagli animali che provoca aborti e drastiche riduzioni della produzione di latte, tutti fattori che comportano enormi danni economici» conclude.

«E’ chiaro che questa criticità ha costretto o porterà alla chiusura delle attività di allevamento e all’abbandono della montagna e delle aree interne - evidenzia Giorgio Ricci, vice direttore di Coldiretti Rimini - e la scomparsa della presenza dell’uomo con l’abbandono delle famiglie che si occupano di allevamento e agricoltura che con coraggio hanno resistito e continuato a presidiare le montagne, ma anche dei giovani che faticosamente sono tornati o hanno creduto all’attività dei genitori per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori, come appunto dai lupi che, in condizioni normali - sottolinea Ricci -, non dovrebbero potersi spingere nelle nostre realtà territoriali fino ad una mandria al pascolo o ad un gregge».

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