Rimini, allarme lavoro stagionale della Cgil: Naspi più difficile
RIMINI. Lavoratori stagionali danneggiati dalle nuove norme in vigore dal primo gennaio contenute nella legge di bilancio del 2025. A lanciare l’allarme è la Filcams Cgil di Rimini: «Poi non si dica che non si trova personale».
«Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2025», scrive il sindacato in una nota diffusa oggi, «sono state introdotte novità riguardanti l’accesso alla Naspi, il sussidio di disoccupazione. Le nuove disposizioni, introdotte con l’intento di contrastare gli “abusi”, irrigidiranno il mercato del lavoro nel turismo stagionale, creando distorsioni e rendendo ancor meno appetibile l’impiego nel settore»
Le novità principali
«A partire da gennaio 2025», scrive la Filcams, «le lavoratrici e i lavoratori che si dimettono volontariamente da un impiego e che nei successivi 12 mesi trovano una nuova occupazione dovranno maturare almeno 13 settimane di contribuzione presso il nuovo datore di lavoro per poter accedere alla Naspi in caso di licenziamento. Questa modifica - volta a contrastare gli abusi nell’accesso alla Naspi - introduce una significativa limitazione per chi, dopo aver legittimamente cambiato lavoro, si ritrova disoccupato prima di aver maturato il periodo minimo di contribuzione. Come un elefante in un negozio di cristalli la norma interviene nel difficile equilibrio del mercato del lavoro stagionale, rendendo ancor più complicata l’occupazione nel settore. Come spesso accade – si veda l’esempio del Reddito di cittadinanza – per contrastare gli abusi si colpisce indiscriminatamente, piuttosto che agire in maniera mirata».
Due esempi pratici
«Per comprendere meglio le implicazioni della norma», spiega il sindacato, «immaginiamo il caso di una persona che, impiegatasi dopo la stagione estiva 2024, alle soglie di giugno 2025 si dimette o risolve consensualmente il contratto per iniziare la stagione. Presenta le dimissioni e il 12 giugno 2025 viene assunta da un albergo o da un ristorante, occupandosi nel turismo per per 10 settimane. Ebbene al termine della stagione, che immaginiamo possa essere breve, non avrà diritto alla disoccupazione Naspi.
Allo stesso modo, una persona che si rioccupa dopo dimissioni o risoluzione consensuale e viene poi licenziata nel successivo periodo di prova non avrà diritto alla Naspi».
Le conseguenze sul mercato del lavoro turistico
«Questa norma», conclude la Filcams, «introdotta per prevenire utilizzi impropri dell’ammortizzatore sociale, rischia di avere un effetto penalizzante su chi decide di cambiare occupazione o si trova costretto a farlo. In un contesto economico e occupazionale già complesso, la misura potrebbe contribuire a “ingessare” ulteriormente il mercato del lavoro del turismo stagionale, scoraggiando la mobilità, penalizzando chi cerca di migliorare la propria condizione lavorativa e limitando le persone disponibili ad occuparsi nella stagione. Quello che appare stridente è che tra le numerose questioni irrisolte che distorcono il mercato del lavoro stagionale nel turismo (demografia, retribuzioni, politiche attive, politiche passive) il Governo ha scelto di restringere ancor di più i diritti proprio per gli stagionali. Quello che serve, al contrario, è riformare la Naspi ampliando per i lavoratori stagionali la durata del trattamento ed introducendo adeguate politiche attive, utili al sistema turistico. Che dire? Forse nel Governo, mentre si manometteva la Naspi, chi doveva occuparsi di turismo era distratto».