Rimini, allarme dal canile: rinunce cresciute del 65% in un anno. “Padroni incapaci di gestire i cani”

Rimini

RIMINI. In aumento del 65% le rinunce di proprietà di cani: 35 nel 2023 contro le 57 fino a oggi nel 2024. E ancora: nel 2023 restituiti ai proprietari 141 cani smarriti, contro i 126 nei primi dieci mesi di quest’anno. «Serve maggior consapevolezza». A lanciare l’allarme è Massimiliano Lemmo al timone dell’associazione “Konrad Lorenz”che gestisce il canile intercomunale di Riccione. Canile che conta 13 Comuni convenzionati: Riccione, Cattolica, Coriano, Gemmano, Misano, Mondaino, Montefiore Conca, Montegridolfo, Montescudo-Monte Colombo, Morciano, Saludecio, San Clemente e San Giovanni in Marignano. «Le rinunce di proprietà - spiega Lemmo - stanno aumentando in modo esponenziale. È fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza tra quanti decidono di vivere con un cane, maggiore professionalità tra chi lavora nella cinofilia e una corretta cultura del benessere animale». Oltre all’incremento numerico (che vede un aumento del 65% rispetto al 2023 e siamo solo a inizio novembre), ciò che preoccupa di più «sono le motivazioni alla base delle richieste di rinuncia alla proprietà».

In passato, come ricorda Lemmo, le principali ragioni erano «di tipo economico e sociale, come la perdita del lavoro o una separazione». Ora, invece, le cause prevalenti «sono di natura comportamentale e la conseguente incapacità di gestione del cane». Tradotto? Persona e cane non sono più compatibili. «Quando si arriva a questo punto, - chiarisce ancora - significa che il percorso intrapreso era sbagliato. E la parola chiave di questo fallimento è troppo spesso competenza». Non bastano le ricerche sul web, i consigli dell’amico «che ha sempre avuto cani» o i troppi educatori inesperti che pensano di avere il bagaglio necessario «solo per aver conseguito un diploma».

Adottare un cane è un viaggio gratificante «ma che richiede impegno e comprensione». Riconoscere e rispettare l’individualità «di ogni cane – spiega il presidente - è fondamentale per costruire un rapporto sano e duraturo. Ogni cane, anche da cucciolo, ha una propria individualità. Crescere un cucciolo, quindi, non significa poterlo plasmare in toto secondo le nostre aspettative. Ogni cane ha il proprio temperamento, le proprie inclinazioni e preferenze innate». Adozione consapevole, quindi, significa accettare e rispettare l’unicità del proprio cane, lavorare «con le sue caratteristiche individuali e non contro di esse». Questo approccio non solo migliora la qualità della vita del cane, «ma anche quella del proprietario, creando una relazione più armoniosa e soddisfacente per tutti». «Credo che ci sia l’esigenza di diffondere una maggiore e migliore cultura del benessere animale nella sua accezione più ampia».

Da qui la necessità di avvalersi di professionisti competenti, per comprendere come comunicare con il proprio cane e aiutarlo nei momenti di difficoltà.

Nella cinofilia esistono ancora due culture differenti. «La prima, che ha radici più antiche, è quella addestrativa e si basa sull’obbedienza e la disciplina attraverso tecniche di condizionamento - precisa -. La seconda, più recente ma più diffusa, è quella educativa cognitiva che si basa sulla comprensione delle capacità cognitive, sulle caratteristiche emotivo emozionali del singolo individuo e sul benessere generale del cane, promuovendo una relazione equilibrata e un apprendimento continuo».

Per Lemmo l’ideale è integrare e condividere i due approcci ma oltre ad aver conseguito un diploma, educatore e addestratore cinofilo devono aver maturato molta esperienza. Capire il comportamento del cane richiede inoltre una conoscenza approfondita delle sue esigenze fisiologiche e psicologiche. In tal caso, la figura professionale di riferimento è quella del medico veterinario esperto in comportamento animale.

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