Rimini, Alduino Di Angelo da 61 anni guida il Rose & Crown: “Rod Stewart andava matto per i nostri fagioli stufati”

Il British pub più antico di Italia, il “Rose&Crown”, sorge a Rimini e venne creato nel 1964 su intuizione del conte Peppino Perticari. Da oltre 60 anni resta al timone Alduino “Richard” Di Angelo, giunto in Riviera dopo sei mesi trascorsi a spillare birre a Londra, «allora Caput Mundi e cuore pulsante del panorama musicale». All’epoca studiava all’università di Urbino e voleva diventare insegnante di inglese, ma il destino aveva in serbo altri progetti per lui.
Perché tanti inglesi eleggevano Rimini a meta delle vacanze?
«Per un motivo semplice: noi eravamo i Caraibi. La mia non è una battuta. L’Europa del centro-nord si riversava in Riviera grazie alle agenzie di viaggi. All’inizio degli anni Settanta, da metà luglio a metà agosto, Rimini registrava più arrivi in aereo di Roma e Milano».
E perché gli inglesi continuano a scegliere Rimini?
«La nostra è una città ospitale che li fa sentire a proprio agio: tant’è che alcuni cominciano a chiedermi se ci siano case da acquistare in campagna. La novità è che ora apprezzano di più il cibo italiano e non solo le pinte di birra. Ma una pecca c’è: oggi i romagnoli parlano poco e male la lingua inglese».
Cosa hanno dato i sudditi di sua maestà Carlo ai riminesi?
«Decenni fa, in Italia non era benvisto che le donne entrassero nei bar. Chi si azzardava era considerata una poco di buono. Al “Rose & Crown”, al contrario, si vedevano già uomini e donne seduti a bere, ridere e scherzare. Quindi eravamo molto avanti anche se Rimini, quanto a usi e costumi, balzò vent’anni nel futuro rispetto al resto della penisola. Muovere i primi passi nel mondo del lavoro da adolescenti equivaleva a un’esperienza di vita mentre stare a contatto con culture diverse apriva la mente e rappresentava una ricchezza che andava ben oltre l’aspetto economico».
Gli inglesi si sentono a casa al “Rose&Crown”?
«Per il turista straniero contava (e conta) soprattutto l’atmosfera, anzi l’anima, di un locale».
In tanti anni si è mai registrato un caso di tensione?
«Chiudevamo un po’ prima degli altri che negli anni ruggenti di Rimini tiravano sino all’alba. Una scelta dettata dal fatto che ai clienti a quel punto altra birra in corpo non sarebbe entrata. Ma un episodio difficile si registrò dopo la tragedia avvenuta il 29 maggio 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles, poco prima della finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool-Juventus, (dove gli hooligans uccisero 39 tifosi di cui 32 italiani, ndr). Dopo la partita arrivarono 200 riminesi che urlavano “Assassini!”. Dentro al locale c’era una cinquantina di inglesi di una certa età ma all’epoca non esisteva la security, così uscii e li affrontai da solo: “Sono dispiaciuto quanto voi - dissi -. Forza entrate e uccidetene 50 anziché 32, così vincerete voi”. Per fortuna capirono la mia provocazione e girarono i tacchi».
L'emozione più grande?
«La morte di Lady Diana, avvenuta il 31 luglio del 1997, innescò un improvviso silenzio e un dolore composto ma palpabile».
Un avventore che ha mostrato in pieno la mentalità del suo Paese?
«Un inglese che nel primo pomeriggio, a metà luglio, beveva le sue birre da solo. Pioveva a dirotto da giorni e mi è venuto spontaneo un commento colorito sul meteo. Per tutta risposta ha fatto spallucce: “Che problema c’è? Al “Rose&Crown” c’è sempre lo stesso tempo”. Sulla stessa linea la reazione di altri turisti britannici che, molti anni fa, saputo di più giorni di sole consecutivi nel loro Paese, commentarono: “Speriamo non duri troppo” temendo l’emergenza idrica».
Clienti famosi?
«Tra gli altri Rod Stewart che andava pazzo per i nostri fagioli stufati».
La casa reale inglese è amata dai sudditi?
«Sia amici che clienti provano lo stesso immutato affetto per i reali. E grande rispetto nutrivano per la compianta regina Elisabetta, in prima linea contro Hitler».
Alduino “Richard” Di Angelo