Rimini. Al Cau oltre 11mila accessi nei primi sei mesi. La responsabile Cure primarie: “Così abbiamo aiutato il pronto soccorso”

Rimini

Oltre 11 mila accessi in sei mesi, che hanno snellito il lavoro del pronto soccorso e ridotto i disagi di tanti pazienti che, giunti all’ospedale per traumi o altre patologie non gravi, sono spesso costretti ad attendere ore e ore prima di essere visitati dal medico. Partito il 29 aprile scorso con undici medici e sei infermieri, tutti specializzati nella gestione dei problemi sanitari urgenti, il Centro di assistenza e urgenza (Cau) di via Ovidio, una sorta di Pronto soccorso per codici bianchi e verdi, dopo un inizio in sordina è entrato a pieno regime con la prova del nove superata tra luglio e agosto: i due mesi di massima pressione sanitaria.

Il quadro della situazione

«Nell’ultima settimana abbiamo registrato 403 ingressi (60 al giorno, contro i 280-350 del periodo invernale del Pronto soccorso, ndr), nei periodi di picco, tra luglio e agosto, possiamo aver toccato anche il doppio degli accessi (120 al giorno, contro i 320 ingressi medi, con punte anche di 400, del Pronto soccorso, ndr), con tempi medi di attesa fino ad un’ora e mezza, rispetto ad una media di 45 minuti tra maggio e ottobre. Mentre al Pronto soccorso viaggiamo su un’attesa media che va dai 120 minuti per i codici verdi ai 240 minuti per i bianchi». Manuela Sciamanna, dirigente medico Cure primarie Rimini-Riccione, traccia un primo bilancio del Cau. E, numeri alla mano, esprime un certo ottimismo: «Per il momento stiamo andando bene: un recente questionario, del resto, indica un livello di apprezzamento del 91%. Anche se qualche difficoltà d’organico c’è, visto che ad una componente di infermieri fissi ne abbiamo un’altra a rotazione col Pronto soccorso. Comunque, possiamo affermare che il nostro lavoro ha contribuito a ridurre, di un buon 10%, gli accessi dei codici bianchi e verdi al Pronto soccorso (che, nel complesso, rappresentano il 60% degli ingressi complessivi, ndr). E il margine non può che aumentare».

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