Rimini. Aghi nelle buche delle mura: «Toglierli, uccidono i colombi»

Rimini

«Rimuovere aghi e reti dalle fessure dei monumenti di Rimini». Il motivo? Feriscono gli uccelli che continuano comunque a nidificarci in mezzo e accumulano sporcizia. La richiesta viene da Arianna Lanci, fondatrice dell’associazione “Monumenti vivi Rimini” che punta l’attenzione sulle barriere contro gli uccelli, in primis i colombi, e inserite nelle cavità delle mura malatestiane di via Madonna della Scala ma anche sulla chiesa di Sant’Agostino. «Le fessure nelle pietre antiche della città, - premette Lanci - dove spesso si trova una tana o si nasconde un nido sono chiuse in modo irrispettoso rispetto alle specie che le occupano». In particolare le viene da puntare il dito sui cittadini «che “fanno la guerra” ai colombi smuovendo anche l’amministrazione con l’aiuto di Anthea». Il risultato, afferma Lanci, «è una spesa inutile perché gli uccelli nidificano lo stesso rischiando oltretutto di ferirsi». Come se non bastasse, rincara, «ci sono buche chiuse un po’ a casaccio, con reti e pietre e nelle mura si scorge addirittura un pannello di plexiglass». Uno sfregio alla storia cittadina ma soprattutto alla bellezza.

Emergenze e soluzioni

Ma il vero leitmotiv delle mura, a suo avviso, sono gli aghi. Respingitori, questi, che si concentrano a porta Gervasona e trionfano nella parte interna che rientra nel cortile di un palazzo. Con un paradosso. «Il tripudio di questo metodo di allontanamento – lamenta Lanci - è fornito dalla chiesa, tutta cosparsa di spuntoni: come fossero una corazza o uno scudo contro uccelli detestati da tutti, anche dalle persone che vanno a messa o che la messa la celebrano». Tra l’altro, oltre al danno la beffa, gli aghi sono un impedimento anche per le taccole, i predatori naturali dei piccioni, «per cui a forza di barriere si mina un equilibrio naturale». E al di là del fatto che sono gli ostacoli usati «cruenti, inefficaci e accumulano sporcizia», il dato che le sembra più significativo è che rendono la vita difficile ai colombi. Poco importa, a suo dire, se ora vanno per la maggiore gli aghi di plexigass a punta arrotondata perché nessuno provvede a rimuovere i vecchi e comunque, a loro volta, rendono le cavità inaccessibili. La soluzione green? Ridurre il numero di buche tramite l’inserimento di laterizi. Detto questo, «Anthea o i privati mettono gli aghi e poi neanche si accorgono che i colombi continuano non solo a stazionare in quello stesso spazio, con i rischi del caso, ma addirittura a farci il nido». Sembra un gioco sadico, taglia corto notando come vengano coinvolti anche altri animali, che sembrano suscitare più simpatia nell’homo sapiens, ad esempio i gechi. «Più simpatici ma sempre tenuti in nessun conto». Ultima criticità? Anthea procede con lo sfalcio della vegetazione, «l’unica forma di cura – dichiara - riservata a questo parco e alle sue mura ridotte spesso a orinatoio dagli sbandati, e così affiorano i rifiuti degli umani, che vengono lasciati sul posto. Rifiuti che, dopo essere stati triturati, sembrano pronti per disperdersi meglio, nell’ambiente, per finire in mare magari, o per fluttuare nell’aria. Come i rondoni, volano anche questi frammenti di rifiuti. Ma i rondoni per fortuna sono ripartiti, - conclude - e in questo momento sono in viaggio verso l’Africa».

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