Rimini. Aggredì prete per rubare le offerte della chiesa, condannato rapinatore

Rimini

Ha chiesto scusa anche in udienza, ancora, dopo la lettera di pentimento che scrisse nell’immediatezza di quella violenta rapina.

«L’ho fatto spinto dalla tossicodipendenza», ha spiegato il 37enne mantovano ma residente ad Ancona che è stato comunque condannato a due anni, un mese e 10 giorni di carcere.

Assistito dagli avvocati Massimiliano Orrù e Alice Garavalli, l’uomo (che ha già l’obbligo di firma tre volte a settimana ad Ancona) ha scelto il rito abbreviato, così da poter beneficiare dello sconto di un terzo della pena.

L’accusa nei suoi confronti era quella di rapina aggravata, perpetrata ai danni di Shawei Yan, detto Savio, il sacerdote della chiesa di San Nicolò. Evento delittuoso per cui il pubblico ministero aveva chiesto una pena di quattro anni.

L’accaduto

Il fatto risale allo scorso 16 luglio, nei pressi della chiesa vicina alla stazione, dove il parroco seguiva alcuni bimbi cinesi nel doposcuola, presso la sede della Casa Italia-Cina, centro formativo gestito dalla cooperativa sociale Montetauro.

L’allora 36enne si era introdotto all’interno del chiesa dove “Savio” si stava riposando dopo aver salutato i bambini.

Il parroco si era svegliato di soprassalto, trovandosi di fronte un uomo che urlava brandendo un coltello appena rubato dalla cucina della canonica. Lama puntata alla gola, l’allora 36enne gli ha intimato di consegnare tutto il denaro che custodiva, riuscendo così a impossessarsi di circa 500 euro in contanti, frutto delle offerte dei fedeli.

Incastrato

Gli investigatori della Squadra Mobile dopo aver raccolto le dichiarazioni della vittima ed esaminato le immagini di videosorveglianza sono risaliti all’identità del rapinatore, che allora risultava essere un clochard che “bazzicava” nella zona della stazione.

Ma a incastrarlo, in realtà, erano stati tutti quei tatuaggi con ideogrammi cinesi, che il parroco, provenendo dall’Estremo Oriente, non aveva potuto non notare.

Le ricerche, con costante monitoraggio da parte della polizia anche tramite le banche dati, hanno condotto al 36enne, da poco controllato a Bologna dalla polizia ferroviaria che lo aveva denunciato per un altro reato contro il patrimonio. Rintracciato e sottoposto a riconoscimento da parte della vittima, all’esito degli accertamenti il rapinatore era stato sottoposto a fermo e portato in carcere, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

«Ho avuto paura e ho pregato Dio che non mi facesse del male”, raccontò il parroco Yan, aggiungendo di essere disposto a perdonare il rapinatore.

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