Rimini. A colloquio con l’esperto: «Scuola, la scelta perfetta non esiste. Lasciate i vostri figli liberi di sbagliare»

Rimini

«Open day, date spazio ai vostri figli». Il consiglio viene dallo psicologo dell’età evolutiva Matteo Stievano che invita i genitori, specie i più apprensivi, «ad essere un paracadute e non uno scudo che separi i loro ragazzi dal mondo». Il conto alla rovescia, intanto, è già partito. C’è tempo sino al prossimo 10 febbraio per iscrivere i figli alle scuole primarie, medie e superiori. Un’attesa che, a clessidra rovesciata, vede numerose famiglie a macerarsi nei dubbi.

Dottor Stievano, perché la scelta della scuola genera ansia nei genitori?

«Questa fase rappresenta un bivio importante e il desiderio di garantire il meglio ai figli alimenta le preoccupazioni. I genitori si sentono quindi sotto pressione come se dovessero fare “la scelta perfetta”».

Ma la scelta perfetta c’è?

«In realtà non esiste una decisione priva di difetti. È importante abbracciare il mantra che ripeto spesso: “Meglio riparare che inseguire la perfezione”».

Vale a dire?

«Ogni scelta è un’opportunità di crescita e i genitori devono fungere da paracaduti: pronti a sostenere i figli, ma lasciandoli anche provare, sbagliare e adattarsi».

Desideri dei figli e preoccupazioni dei familiari. Come incontrarsi senza litigare?

«Il dialogo è fondamentale. Ascoltare i figli non significa accontentarli a tutti i costi ma capirne inclinazioni, paure e sogni. I genitori, invece, devono fornire una guida equilibrata, basata su informazioni realistiche. Open day, incontri con insegnanti e testimonianze di ex studenti sono ottimi strumenti per orientarsi insieme».

Un esempio emblematico?

«Ho conosciuto un ragazzo molto studioso con una grande passione per la cucina. La famiglia era preoccupata per la fama di certi ambienti scolastici ma ho suggerito di considerare l’alberghiero come un primo passo, ricordando che nulla è definitivo: cambiare strada è possibile. Questa apertura li ha rasserenati e al contempo ha fatto sentire il ragazzo sostenuto, non giudicato».

Qual è l’elemento più importante nella scelta della scuola?

«Dove si rilevi una netta preferenza da parte del ragazzo va sempre seguita, qualunque sia. Se invece c’è ambivalenza, e non si sa bene cosa far valere fra i pro e i contro, mi sbilancerei sugli amici. A questa età, rappresentano un punto di riferimento cruciale. Ed è naturale voler mantenere i legami».

Consiglia di sacrificare tutto per seguire il gruppo?

«No, ma gli aspetti sociali della scuola sono fondamentali. A mio avviso rappresentano l’85% dell’esperienza, contro il 15% dello studio. Voti, compiti e interrogazioni sono strumenti, non il fine. È il vissuto quotidiano, fatto di emozioni, esperienze e relazioni a lasciare il segno. L’apprendimento, quello vero, passa attraverso esperienze positive, dalla soddisfazione e da un senso di serenità».

C’è chi sceglie una scuola solo perché sembra più semplice raggiungere la sufficienza. Cosa ne pensa?

«Cinque anni sono lunghi. Detto questo ci sono istituti dove è difficile arrivare al 6 in latino, è vero, ma è molto facile varcare la soglia d’ingresso ogni mattina».

Cosa direbbe ai genitori che temono fallimenti o rimpianti?

«Il fallimento non è una tragedia ma una parte naturale del percorso di crescita. Cambiare scuola, ripensare un percorso o prendersi del tempo per ricalibrare le proprie scelte è possibile e normale».

Una scelta sbagliata può compromettere il futuro?

«In realtà il percorso scolastico è solo uno dei tanti fattori che contribuiscono alla crescita di una persona. Un giovane che esce da un alberghiero può decidere di andare all’università, mentre chi esce da un liceo può lavorare subito. Non esistono binari rigidi. L’importante è che i genitori trasmettano serenità e il messaggio che ogni esperienza, anche quella meno positiva, è un’occasione di apprendimento».

Un consiglio per le famiglie?

«Non orientare tutte le ansie sulla scuola. Certo, è importante, ma lo sono anche amicizie, sport e persino il tempo libero. I figli hanno bisogno di equilibrio, non di perfezione. La scuola è un tassello nella costruzione delle loro competenze di vita. Insegna molte cose, in primis a organizzarsi ma anche a appassionarsi, affrontando ostacoli e scoprendo infine cosa fa brillare. Se i figli vedono i genitori sereni e aperti al dialogo, saranno più tranquilli nel vivere la scuola come un’esperienza, non come un esame da superare a tutti i costi».

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