Rimini. “A 20 anni attraversiamo l’Italia a piedi”, oltre mille chilometri dal tacco a Milano

Rimini

Dalla Puglia a Milano a piedi, ecco l’avventura ispirata da una toccata e fuga a Rimini. Sui social, dove tengono una sorta di diario di bordo, sono noti come Tipi Atipici. Un nome che rispecchia in pieno la loro indole ma nella vita reale rispondono ai nomi di Davide Mengoni, marchigiano di Tolentino e Nico Ralli, originario di Arezzo in Toscana.

In comune hanno l’età, vent’anni tondi tondi, e gli studi alla facoltà di scienze motorie di Perugia. L’avventura è cominciata il 3 settembre scorso da Santa Maria di Leuca, sul tacco dello Stivale, destinazione Milano. In mezzo 1078 chilometri con deviazioni varie, per partecipare a “I fatti vostri” di Rai 1 il 12 ottobre scorso, ma anche alle nozze d’oro dei nonni di Davide, incluso un ritorno lampo nel collegio perugino dove prenotare il letto per l’anno accademico. Per orientarsi si affidano a Google Maps passando con nonchalance dalla statale al lungomare sino alle viuzze di campagna. Parola d’ordine viaggiare leggeri (o quasi) stipando nello zaino un materassino gonfiabile e un sacco a pelo, due cambi, la torcia e catarifrangenti vari.

Davide, perché Rimini risulta centrale in questo progetto?

«Avevamo appena visitato Rimini wellness, l’appuntamento dedicato alle ultime tendenze di fitness e sport quando, sulla via del ritorno, Nico propone di fare Perugia-Milano a piedi, io non mi scompongo e rilancio suggerendo di partire dalla Puglia. Era l’inizio dello scorso giugno ed eccoci qui».

Come l’hanno presa le vostre famiglie?

«Hanno provato in tutti i modi a dissuaderci, elencando le possibili problematiche: dalle più lievi alle più serie che poi sono capitate tutte, tipo lista da spuntare: dalle infiammazioni al tendine alle dormite all’addiaccio. Per fortuna sono mancati all’appello brutti incontri con tipi pericolosi».

Budget giornaliero?

«Per non pesare troppo sui genitori, compriamo lo stretto necessario e solo nei supermercati per concederci un unico pasto abbondante, di solito a pranzo. Ce la caviamo con 10 euro al giorno per ciascuno».

Dove dormite?

«Dove capita, a volte chiediamo aiuto alle parrocchie o alle associazioni del territorio che fanno un giro di chiamate, a volte dormiamo per terra. Che è meno poetico di quanto si immagini, con più zanzare che stelle. In Puglia ci siamo fermati in mezzo a un campo, in un casolare sprovvisto di porta, per cui abbiamo dormito con un occhio aperto nel timore degli animali».

Il motivo dietro alla scarpinata?

«Non è un pellegrinaggio, né una sfida ma un’avventura da raccontare ai nipoti. Col tempo sparirà la fatica e resteranno solo le cose belle, perché in un istante sembrano condensati tre mesi, a partire dai paesaggi indimenticabili tant’è che per gustarci un tramonto ci siamo arrampicati su una trave restando sospesi nel vuoto. Visitare un luogo a piedi fa la differenza, ci sono paesini che quando vai in macchina neanche noti e camminando impari a trovar soluzioni a tempo record ma soprattutto ad apprezzare quello che c’è».

Come reagiscono i passanti?

«Al nostro viaggio si interessano più gli adulti dei giovani. Quando raccontiamo il progetto prevale l’entusiasmo, un signore ci ha offerto le paste a colazione mentre la pagina più difficile si è registrata in Puglia. Eravamo sdraiati per terra distrutti e disperati. Scendeva la sera, il budget quotidiano era finito e era tutto chiuso. Non sapevamo cosa inventarci ma all’improvviso arriva un sacerdote che riconosciamo dal colletto. Gli chiediamo aiuto in lacrime e lui dice di non preoccuparci e ci paga la cena e il bed and breakfast per tre giorni. Morale? Nell’accoglienza non c’è differenza fra nord e sud, è inutile affibbiare etichette, dipende tutto dal cuore delle persone. La certezza è che quando arriveremo a Milano ci sdraieremo per terra baciando l’asfalto ma non ci saranno mezze misure, raggiungere la meta potrebbe essere deludente o bellissimo. Dopodiché prenderemo il treno per tornare sui libri».

Mai capitato qualcosa di buffo?

«Una notte siamo stati svegliati da strani rumori: una volpe annusava i nostri zaini. Abbiamo cominciato a tirarle dolcetti al cocco e lei ha fatto una gran scorpacciata. L’abbiamo addomesticata. O quasi».

Siete arrivati a Rimini: cosa farete?

«Non ne abbiamo la più pallida idea, improvvisare è il motore della nostra avventura».

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