Richiesta da Masterchef a un mito di Hollywood, Vanessa Capitini racconta le sue scenografie: «Riproduco momenti di vita felici»
Da Masterchef a Carlo Verdone sino a un mito della Hollywood che conta. Ha lavorato per tante celebrità Vanessa Capitini, 39enne dioramista e scenografa di miniature. Il suo obiettivo è creare mondi di proporzioni lillipuziane cristallizzando istanti di pura felicità. Originaria di Assisi, Vanessa vive da 20 anni a Saludecio e dal settembre scorso ha aperto a Morciano il suo laboratorio con tanto di show room.
Come è iniziata la sua passione?
«I miei genitori, che sono venuti a mancare troppo presto, non navigavano nell’oro ma mi hanno sempre spronata a inseguire il mio sogno. A Natale e per il compleanno mi regalavano quel che avevo a lungo desiderato, sebbene non chiedessi i classici doni gettonati dalle coetanee».
Qualche esempio?
«Desideravo attrezzi da falegnameria o da saldatura. Col tempo ho messo su una piccola officina: a sette anni ho ricevuto il trapano tanto agognato e a 12 la smerigliatrice, senza dimenticare le polveri cementizie e le action figure (i pupazzetti, ndr) per popolare le scenografie che creavo».
La prima opera?
«La Bat-caverna».
Perché questa passione?
«Non mi bastava giocare con i personaggi dei miei cartoni preferiti, volevo ricreare gli sfondi che ammiravo in tv. Per me non aveva senso inscenare il salvataggio di una vecchietta, ad opera delle tartarughe Ninja, senza la tipica strada di New York come cornice».
Quali attività ha svolto prima di dedicarsi all’arte?
«Barista, cuoca e lavapiatti: ho cominciato quando studiavo».
Quando è arrivata la svolta?
«Con la pandemia, appena sono stata licenziata al telefono assieme ai miei colleghi. Era il giorno del mio compleanno e avevo appena comprato casa. Da otto anni lavoravo in un pastificio locale dove preparavo cappelletti e tortellini a mano. A interpretare quel trauma come un’opportunità sono state mia madre, Serenella, e la mia fidanzata Chiara invitandomi a dedicarmi a quello che fino ad allora avevo considerato solo come un hobby. Per tutta risposta ho riso loro in faccia, quasi istericamente. Chiara ha aperto i miei profili social e ha messo in vetrina tutti i miei lavori. Tempo due ore e avevamo venduto tutto. Il resto è venuto da sé grazie al passaparola».
Clienti o committenti famosi?
«Carlo Verdone mi ha chiesto una scena di “Un sacco bello” e durante un concorso mi ha inviato un messaggio di complimenti che conservo ancora. Non scorderò mai l’autore di Martin Mystère, il compianto e meraviglioso Alfredo Castelli che a una fiera di modellisti mi è venuto incontro dicendo “Ti seguo, tu sei un fenomeno”. Era un vero signore: ha insistito per darmi subito il compenso per una scenografia che avrei realizzato solo tre mesi dopo. E mi ha raccontato la trama di un libro che purtroppo non ha avuto il tempo per realizzare, scusandosi perché la salute non l’assisteva. Nel gennaio 2023 mi ha poi contattato la scenografa di Masterchef per realizzare due paesaggi (l’uno montano e l’altro lagunare) a contestualizzare cibi tipici. Ho lavorato infine per alcuni albi di Dylan Dog finché mi ha contattato lo staff di uno dei miei miti».
Cioé?
«Un nome iconico di Hollywood, su cui devo mantenere il massimo riserbo, perché ho firmato qualcosa come 32 pagine di un contratto blindato. Detto questo, resto con i piedi ben piantati per terra. Amo la gente semplice come me, i nerd e gli appassionati, e sono lieta che abbiano un mio lavoro in casa. Sono convinta che queste opere d’arte portino un tocco di magia e meraviglia nella vita di chiunque le osservi. Faccio il lavoro dei miei sogni, conta più questa fortuna di qualunque successo».
Progetti futuri?
«Espandere il negozio e organizzare una fucina di idee, a suon di incontri e aperitivi, con persone che come me amino la cultura pop e il mondo nerd. Intanto ho allargato il tiro anche a complementi d’arredo utili: dai sottobicchieri all’appendichiavi che segna il momento del ritorno a casa, dopo una giornata frenetica, nella calma del proprio nido. Tutto è realizzato con i materiali con cui si costruiscono le case, quindi non si tratta di oggetti fragili».
Come inizia un progetto?
«Non parto da bozzetti ma da screenshot di scene mandate dai clienti che poi ingrandisco».
Il lavoro più laborioso?
«Una scenografia di Harry Potter».
Ultima opera realizzata?
«La bottega di Pinocchio che mi ha chiesto un cliente di 70 anni».
Età dei clienti?
«Dai 25 agli 80 anni»
Richiesta più originale?
«Riprodurre uno studio dentistico medievale che richiesto una documentazione enorme».
Chi l’ha emozionata di più?
«Una ragazza, che aveva appena perso il papà, mi ha chiesto di riprodurre una scena di Notting Hill, da mettere sul comodino, accanto alla lampada. Era il primo film che avevano visto assieme. Al momento della consegna ha trovato una piccola sorpresa: in un volume della libreria grande pochi centimetri c’erano le foto di loro due».
La sua finalità?
«Creare scenografie, dalla caserma dei pompieri di Ghostbusters al salotto dei Simpson, che rendano felici e rassicurati nel saliscendi dell’esistenza, ricordando periodi fondamentali nella vita di ognuno».