Qualità dell’aria: bene Forlì, male Rimini
RIMINI. I dati sull’inquinamento in Emilia-Romagna «non sono del tutto negativi». Ma rispetto ai nuovi parametri europei, da rispettare a partire dal 2030, la regione è ancora troppo indietro. Contro lo smog dunque “occorre essere più incisivi: mancano solo cinque anni”. A dirlo è Legambiente Emilia-Romagna, a corollario dell’indagine annuale sullo smog nelle città italiane presentata oggi a Milano (”Mal’Aria di città 2025”). Secondo il report dell’associazione ambientalista, l’anno scorso in Emilia-Romagna ben cinque capoluoghi su nove hanno superato i giorni di sforamento del limite di PM10. Modena risulta essere la peggiore con 52 sforamenti nel 2024, seguita da Piacenza e Rimini con 40, Ferrara con 38 e Ravenna con 37. Guardando invece la media annuale della concentrazione di polveri sottili, il dato rilevato è positivo: nessuna città in regione ha superato i limiti attualmente vigore (40 microgrammi per metrocubi). Ma se si considerassero i limiti inseriti nella nuova direttiva Ue in vigore dal 2030, che per il PM10 fissa la concentrazione media a 20 microgrammi, «solo Forlì rispetterebbe il parametro», avverte Legambiente. Modena è sempre la città con la situazione peggiore: da qui a cinque anni dovrebbe ridurre le polveri sottili del 29%. Seguono Piacenza, a cui servirebbe un calo del 26%, e le città di Parma, Reggio Emilia e Rimini, chiamate a una riduzione del 22-23%. A Ravenna servirebbe un taglio del PM10 del 17%, a Cesena e a Ferrara del 13%. E’ in condizioni migliori Bologna, a cui è richiesto un calo del 6%. Per quanto riguarda il biossido di azoto, invece, cioè l’inquinante dovuto principalmente al trasporto su strada, la situazione è migliore, riferisce Legambiente. Nessun capoluogo infatti ha sforato i giorni di limite e rispetto ai nuovi valori richiesti dalla Ue solo due città, Modena e Rimini, hanno bisogno di interventi correttivi.
«I dati per la nostra regione non sono del tutto negativi, le azioni messe in campo in questi anni stanno dando risultati- commenta il presidente di Legambiente Emilia-Romagna, Davide Ferraresi- occorre però essere più incisivi, perché al 2030 mancano solo cinque anni». Secondo gli ambientalisti, «occorre potenziare il trasporto pubblico locale e abbandonare i progetti obsoleti di nuove autostrade e di allargamento delle esistenti per favorire il trasporto su ferro. Occorre anche incentivare l’efficientamento energetico degli edifici, la dismissione delle caldaie a gas e del riscaldamento a biomassa in città insieme alla produzione di energia da fonti rinnovabili». Secondo Ferraresi, infatti, “se da un lato alcune politiche regionali sono state coerenti con gli obiettivi da raggiungere, dall’altro permangono progetti che vanno in senso opposto come, sul versante delle infrastrutture trasportistiche, l’autostrada Cispadana o il Passante di Bologna. Insieme a queste vi sono gli impianti in fase di realizzazione per la distribuzione del gas metano, come il rigassificatore di Ravenna e i nuovi metanodotti”. Infine, secondo Legambiente occorre «una nota sul mondo dell’agricoltura. Abbiamo visto in questi anni un impegno progressivo su diversi fronti per ridurre le emissioni inquinanti, ma restano forti criticità proprio nel settore agrozootecnico. Se nel bacino padano vogliamo un’aria più pulita occorre che anche i soggetti di questo ambito facciano la loro parte», conclude Ferraresi.