Porto di Rimini, Santolini: «Promesse non mantenute»

Rimini

C’è delusione al porto. Per i progetti di messa in sicurezza, di ampliamento della banchina in zona piazzale Boscovich, e di potenziamento dell’area cantieri, che la Regione ha annunciato, ma non realizzato. Un risentimento che il presidente della Consulta degli operatori, Gianfrancio Santolini, sintetizza così: «Promesse non mantenute». Con tanto di dito puntato verso il presidente Stefano Bonaccini. «Ci era stato detto, durante i vari incontri che si sono succeduti in questi anni – stigmatizza Santolini -, che si sarebbe messo mano all’avamporto, attraverso interventi che, una volta conclusi, avrebbero fatto della struttura uno degli scali marittimi più importanti dell’Adriatico. E, invece, siamo ancora qui che aspettiamo la posa della prima pietra».

Due i piani d’intervento previsti. Uno riguardante la zona mare, l’altro la zona rimessaggio e manutenzione. Spiega Santolini: «Bonaccini, ad inizio mandato, ci aveva detto che nel 2023 si sarebbe dovuta concludere la terza tranche del progetto porto: le prime due, portate a termine, risalgono, infatti, ad oltre un decennio fa. Ebbene, questa fase avrebbe consentito il prolungamento di una sessantina di metri della diga foranea in zona Rockisland, che avrebbe messo in sicurezza l’intera area dalle forti tempeste e consentito, in un secondo tempo, attraverso l’avvio della quarta e ultima tranche del progetto porto, la realizzazione di nuove e più ampie banchine per l’ormeggio di barche da turismo. Risultato? Il Nulla!». Continua, stizzito, il rappresentante degli operatori del porto. «Rimini è riconosciuta da tutti come la capitale italiana del turismo. Eppure una città così non dispone di banchine portuali per l’ormeggio delle grandi barche da turismo, come ad esempio i traghetti per la Croazia, per Venezia, o per la Grecia. Vi sembra una cosa normale? E allora ecco la quarta tranche del progetto porto che sarebbe servita a coprire questa grave mancanza. Sulla carta però. Perché, gli operatori attendono ancora lo sblocco della terza tranche del piano d’intervento, parliamo di lavori, per quasi un milione di euro, mai partiti per problemi di natura burocratica».

Non solo area mare, però. Perché Santolini contesta alla Regione anche un’altra incompiuta (l’intera area del porto canale è di competenza bolognese). Quella della mancata realizzazione di un’area moderna per la manutenzione delle grandi barche, che sarebbe dovuta sorgere dalla rimozione dello squero, lo scivolo ubicato proprio davanti al faro, usato per tirare in secca le barche. «Anche in questo caso la Regione ci ha dato buca – commenta sarcastico il presidente della Consulta -. E pensare che in ballo ci sono decine di nuovi posti di lavoro. Quelli che sarebbero arrivati dall’eliminazione di quell’infrastruttura nautica ormai vecchia e inadeguata e dalla creazione di uno spazio per il posizionamento dei travel lift, moderni carrelli motorizzati con grandi gru usati dai cantieri navali, in caso di operazioni di manutenzione, per il sollevamento e la movimentazione dei pescherecci e delle grandi barche da diporto. Sia in caso di alaggio, che di varo. Anche qui il governatore Bonaccini aveva parlato di intervento completato durante il suo mandato. E, invece, nulla!». E, in conclusione, nel chiedere al futuro presidente della Regione «di portare a termine i due interventi al porto», Santolini lancia un sollecito al Comune affinché «dia il via al progetto per l’innalzamento del ponte della Resistenza, necessario per permettere alle barche a vela e da diporto a motore di transitare senza problemi».

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