“Però sabato e domenica posso stare a casa?”: Rimini, allarme personale nel turismo nonostante gli stipendi più alti
«Bene gli aumenti in busta paga, ma non bastano. Deve tornare la voglia di lavorare». Gaetano Callà, presidente provinciale di Fipe-Confcommercio, si dice soddisfatto del rinnovo dei contratti collettivi nazionali per i settori dei pubblici esercizi e del terziario.
Ma neanche troppo. Ciò che andrebbe preso in considerazione, precisa, non è solamente l’aumento in busta paga, che «non guasta mai, perché i soldi servono sempre».
A mancare, specie dall’avvento del Covid in avanti, è la dedizione che servirebbe per approcciarsi alle professioni della ristorazione e del turismo. «Mentre tutti si rilassano nel fine settimana, chi fa questo mestiere è obbligato a lavorare - spiega -. È questo che rende sempre meno attrattivo il nostro settore».
Bicchiere mezzo pieno
Facciamo un passo indietro. Nei giorni scorsi al tavolo di Confcommercio della provincia di Rimini, gli esperti di Fipe e Confcommercio hanno tenuto due convegni per approfondire i recenti rinnovi dei ccnl pubblici esercizi ristorazione collettiva, commerciale, e turismo, validi fino al 31 dicembre 2027. Buste paghe più sostanziose che, riferiscono gli addetti ai lavori, avrebbero soddisfatto gli intervenuti. «Gli aumenti complessivi, per i lavoratori inquadrati nel quarto livello (il più utilizzato), sono di 200 euro entro fine 2027 - spiegano da Confcommercio -. Saranno graduali. Un primo aumento di 50 euro a giugno 2024, poi 25 a giugno 2025, 40 a giugno 2026, 30 a giugno 2027, i restanti a fine dicembre. Allo scadere del contratto si arriverà ad un aumento di 200 euro in busta paga». Per Gaetano Callà di Fipe, un successo da festeggiare solo in parte. «Il Covid ha davvero inciso sulla mentalità di tutti - osserva -. Si è persa, soprattutto nei giovani, la cultura del lavorare e del “fare la stagione” per ottenere quel che si desidera. Oggi si pensa di più a vivere. È un peccato, perché il lavoro nella ristorazione è bellissimo».
Organico ridotto
Oltre alla scarsa voglia di lavorare, aggiunge, l’altra difficoltà in cui inciampa il comparto sono i minorenni.
«Possiamo assumerli ma non possiamo farli lavorare dopo le dieci. L’orario in cui, per noi, spesso il lavoro comincia - puntualizza -. In più, la legge impone di conceder loro due giorni di riposo consecutivi, di solito sabato e domenica. Vorrebbe dire organico ridotto proprio nel momento in cui c’è più da fare». Un ulteriore scoglio è quello che riguarda l’impossibilità di maneggiare o somministrare alcol. «Se non posso insegnar loro come fare un cocktail o spillare una birra, come imparano il mestiere?», insiste Callà. Che reputa la questione della mancanza di personale ancora distante da una soluzione: «Le persone, però, devono tornare a lavorare con passione. E vi assicuro che chi lavora con passione viene sempre premiato».
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