Albergatore di Rimini sotto sorveglianza per ordine del Tribunale
Il destinatario, che è convinto di potere chiarire tutto e farà ricorso in appello, è assistito dall’avvocato Roberto Brancaleone. Si tratta di G. C., 38 anni, originario di Castellamare di Stabia (Napoli), a lungo tempo residente a Verucchio prima di trasferirsi a Rimini. A partire dal 2010 fu protagonista di una rapidissima ascesa nel panorama dell’imprenditoria alberghiera della riviera romagnola finanziata, secondo i giudici, con il «reimpiego da parte sua di proventi illeciti». La principale ragione della confisca risiede proprio nella sproporzione tra i beni posseduti rispetto al reddito dichiarato e all’attività svolta. La “prevenzione”, istituto teso a colpire personaggi legati alla criminalità e patrimoni sospetti, può infatti utilizzare elementi derivanti da procedimenti penali indipendentemente dal loro esito, facendosi carico di individuare circostanze rilevanti accertate nel giudizio penale e valutarle anche in un’ottica diversa. Ma oltre a qualche vecchio guaio giudiziario all’albergatore si “imputano” frequentazioni pericolose con soggetti vicini a clan camorristici. «Né può essere trascurato il fatto - scrivono i giudici - che all’interno delle strutture alberghiere da lui gestite nel corso degli anni 2014 e 2015 sia stato spesso osservato il posteggio di autovetture intestate a individui in alcuni casi legati al traffico di stupefacenti o comunque gravati da precedenti penali o di polizia in ordine a gravi reati». Appare fondata l’ipotesi, ad avviso del Tribunale, che l’uomo «possa continuare a perpetrare condotte di natura delittuosa in senso lato patrimoniale, procurandosi così incrementi di ricchezza altrimenti inspiegabili».