A 76 anni oggi Angela prende il diploma
Signora Rinaldi, come sono andati gli scritti?
«Discretamente, grazie. Sono soddisfatta».
Dormirà bene questa notte (ieri notte, ndr)?
«Sì, certamente. È vero che sono una studentessa ma sono grandicella... ».
Partiamo dal principio: perché ha deciso di rimettersi a studiare?
«La scuola era sempre stata il mio tallone d’Achille. Mi mancava qualcosa. Sono nata nel 1940 e ho smesso di studiare poco dopo i dieci anni, superata la licenza elementare. Poi basta. Ho vissuto la mia vita».
Che vita è stata?
«Intensa. Per trent’anni ho gestito l’hotel Yard a Rimini poi per altri venti mi sono trasferita nel Milanese dopo ho lavorato nella ristorazione collettiva e in quella aziendale. Infine sono rientrata a Rimini. Nel frattempo ho avuto due figlie, una di 50 e una di 45, e due nipoti, una di 16 che frequenta il Valgimigli e l’altra di 13 che fa la terza media. Nel 2008 ho fondato un’associazione che si chiama Misticanza, di cui vado molto orgogliosa: siamo attivi nel sociale, con buoni risultati, gestiamo pure un centro estivo».
Cosa le mancava?
«Qualcosa per me. Soltanto mio. Ci sono varie fasi della vita in cui si fanno progetti quasi sempre in funzione delle persone importanti che si hanno, come ad esempio i figli. Arrivata a settant’anni volevo qualcosa soltanto per me e quel qualcosa è lo studio. Non mi interessano il voto finale e la competizione con gli altri studenti. Questo percorso mi ha arricchita tanto. Sarà molto interessante proseguire».
Le scuole medie come sono andate?
«Diciamo la verità: l’impatto iniziale non è stato facile. Non è affatto semplice riprendere i libri in mano dopo averli abbandonati da più di cinquant’anni. Pian piano ho preso il via».
Quante ore studia ogni giorno?
«Non troppe, sinceramente. Credo mi riesca piuttosto bene».
Lei ha frequentato le scuole serali: come sono stati i suoi compagni di banco?
«I più grandi potrebbero essere i miei figli, quelli più piccoli i miei nipoti. Ho avuto un bellissimo rapporto con molti di loro, arricchente per entrambi».
Cosa le hanno detto le figlie quando ha comunicato l’intenzione di tornare a studiare?
«Hanno reagito molto bene. Mi hanno incoraggiata: brava mamma, che bello».
Le capita di fare i compiti con le nipoti?
«Certo, studiamo insieme. Ma non c’è alcuna competizione. Ci stimoliamo a vicenda».
Come sono i suoi voti?
«Discreti, sono contenta. Sono diverse le materie che mi appassionano».
Insufficienze?
«Un paio in inglese, la materia dove trovo maggiori difficoltà. Niente di grave però sono riuscita a rimediare».