"Bella ciao", le riminesi che fecero la storia
RIMINI. Sono passati solo 70 anni da quando le donne votarono e poterono essere elette per la prima volta in Italia: era il 1946. Da quel momento in poi le italiane poterono considerarsi cittadine con pieni diritti. Un fatto che forse non avrebbe avuto luogo se non fosse stato per quanto accaduto durante la Resistenza.
A raccontare il ruolo delle donne nella Resistenza riminese è ora il video promosso dal Coordinamento Donne Rimini, in collaborazione con l’Istituto storico per la storia della Resistenza, l’Anpi e il Comune di Rimini.
Il documentario Bella ciao. Donne nella Resistenza riminese, realizzato dal film-maker Mauro Baratti, verrà proiettato lunedì 25 alle 17.30 in Cineteca nell’ambito delle celebrazioni ufficiali per la Liberazione, ed è il frutto di un lavoro durato tre anni.
«Nel video, che dura 37 minuti – racconta Giulia Palloni del Coordinamento Donne – compaiono alcune partigiane tuttora viventi e i figli di quelle che non ci sono più che raccontano la storia delle madri. Il filmato è pensato per le scuole ed è stato realizzato perché il ruolo delle donne nella guerra al nazifascismo non è stato adeguatamente testimoniato, e talvolta sono le stesse protagoniste a essere reticenti nel raccontarsi. Anche per questo la ricerca non è stata facile».
Nell’Italia del dopoguerra ammettere di avere lavorato fianco a fianco con gli uomini, di avere imbracciato armi, di essere state “libere” e attive politicamente, non doveva essere facile. Ma grazie alle indagini dell’associazione – che hanno portato lo scorso anno a una mostra documentaria nel chiostro della biblioteca – sono riemersi dagli archivi numerosi nomi, volti e le storie di quante – tra il 1943 e il 1945 – presero attivamente parte alla lotta di liberazione nel nostro territorio. A raccontarsi in prima persona sono le partigiane Carla Zanuccoli di Bellaria (classe 1924), Isabella Monticelli di Cattolica (del 1925) e Maria Giorgi di Montegrimano Terme (del 1921), attiva nella valle sinistra del Conca, mentre le staffette riminesi oggi scomparse riemergono nel ricordo dei figli. In particolare, Eros Marzelli narra il ruolo di primo piano condotto da sua madre, Adria Neri detta “Marga” (Cannuzzo di Cervia, Ravenna 27 settembre 1917 – Bellaria, 17 novembre 1964), e dall’amica Ulitta Dallamotta, nota come “Liliana” (Cervia, Ravenna 10 novembre 1909 – Rimini, 28 luglio 1992), le due staffette cervesi giunte a Rimini al seguito di Giovanni Fusconi e poste al comando del settore politico della 29ª Brigata Gap Gastone Sozzi. Carlo Venturi parla della madre, Rosa Donini, nome di battaglia “Margherita” (Rimini, 27 marzo 1907 – Rimini, 7 settembre 1976), proprietaria della cosiddetta casa delle staffette sita in via del Lavatoio, al civico 2, mentre Oddo Mercanti, figlio di Sara Croce “Vanda” (Rocca San Giovanni, Chieti 22 agosto 1918 – Rimini, 29 febbraio 1996), traccia la biografia della partigiana destinata a diventare la prima responsabile della commissione femminile della Federazione comunista di Rimini (tra 1948 e 1949).
Nel documentario ci sono anche: Angela Valloni di Verucchio, Elisa Mini Imola di Rimini, Luisa Prioli di Cattolica, Graziella Tonini e Faustina Piccioni di Riccione, Nera Neri, Dora Tassinari e Fernanda Serafini di Santarcangelo.