«Coltivo droga col permesso dei miei»
RIMINI. «Quelle piante sono cresciute troppo, portale in garage che qui sul balcone non riesco più neppure a stendere i panni». Il bravo ragazzo, ventenne studente universitario che coltivava la marijuana in terrazza, ha obbedito senza fare obiezioni. D’altronde per mettere su la sua attività aveva chiesto il permesso proprio ai genitori, una coppia di cinquantenni riminesi. «Loro mi dicevano che era pericoloso, ma alla fine dopo le mie insistenze mi hanno lasciato fare». Le dichiarazioni del figlio, rese ai carabinieri al momento dell’arresto che risale a due settimane fa, hanno inguaiato anche i fin troppo comprensivi mamma e papà i cui nomi sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di aver concorso nel reato di illecita detenzione di sostanze stupefacenti in concorso con lui. Il ventenne pensava di essersi messo definitivamente alle spalle la brutta storia: dopo aver passato qualche ora in caserma era comparso davanti al giudice e patteggiato la pena di un anno e sei mesi, ma grazie al beneficio della sospensione condizionale della pena era stato liberato e per pranzo era già a casa. Adesso però la sua ingenua rivelazione rischia di condurre a processo i genitori, nonostante lui abbia aggiunto nel medesimo verbale che loro «non avevano nulla a che vedere con la coltivazione di marijuana». Per i carabinieri, però, e per il pm Davide Ercolani, evidentemente quel “via libera” equivale a una complicità vera e propria, interpretazione sulla quale è probabile che la difesa avrà da obiettare. L’aspetto più stupefacente della vicenda è legato alla banalità dell’illegalità. Il bravo ragazzo studia su internet la possibilità di arrotondare la paghetta con la droga. Va in un negozio di via Dario Campana per acquistare, legalmente, i semi, il terriccio, i vasi e un temporizzatore. Poi discute un po’ con i suoi, non c’è nemmeno bisogno di insistere più di tanto. «Che cosa volete che sia?». A quel punto si costruisce artigianalmente una piccola serra per la germogliazione e appena le piante crescono le trasferisce in terrazza, fino a non lasciare più spazio ai panni da stendere. Così si trasferisce in garage dove però mette su una vera e propria piccola serra, acquistata su internet per 130 euro più le spese di spedizione. «Un’iniziativa - dice il ragazzo ai carabinieri - che non è andata a buon fine per il vostro intervento». Eppure i risultati, come sottolineerà lui stesso al giudice, alla fine sono superiori alle attese. Gli trovano 13 piante di canapa indiana alte ormai un metro e settanta e più di un etto di marijuana di cui 25 grammi già confezionata e suddivisa in dosi (involucri di cellophane). «La maggior parte dell’erba la consumavo io, mentre il resto l’ho venduta agli amici che frequento quotidianamente».