«Le primarie sono nel dna del Pd, non temiamole»
BOLOGNA. Il candidato unitario? Ok, ma scelto attraverso le primarie. I renziani cosiddetti “della prima ora” scrivono a Matteo Renzi. Le primarie aveva chieste già subito l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani (ieri sul Corriere). Ieri lo hanno fatto ieri anche l’ex vicepresidente della Provincia di Bologna Giacomo Venturi, i consiglieri regionali vicini a Matteo Richetti, Damiano Zoffoli e Beppe Pagani, e soprattutto il consigliere comunale bolognese Benedetto Zacchiroli reagendo a chi nel partito il day after invocava già la velocità e la necessità di convergere su un nome anche senza passare dalla consultazione di iscritti ed elettori. «Va bene lo choc, ma non si può snaturare un partito. Qui si dice che deciderai tu - è il cuore della missiva di Zacchiroli a Renzi postata ieri mattina via Facebook seguita da una discreta mole di “like” compreso quello di Benedetta Renzi, sorella del premier stesso e assessore comunale nel comune di Castenaso -. Lo spero. Spero che il Segretario nazionale, tu, sappia col suo sorriso e le sue decisioni che spiazzano sempre tutti, dire forte e chiaro che il Pd dell'Emilia Romagna il suo candidato alla presidenza lo sceglierà con le primarie, sentendo la fretta e l'urgenza di farlo, guardando avanti, mettendo in campo le forze migliori che ha, di persone (e ce ne sono tante) che hanno voglia di proporre un orizzonte che parli al cuore e ai sogni di un popolo che oggi vive un nuovo terremoto, ma che ha dato prova che dopo i terremoti si ricostruisce, ci si rialza, con lo sforzo di tutti e non di pochi “eletti” che oggi farebbero meglio a studiare la storia contemporanea, per non sfigurare di fronte a chi li guarda, aspettandosi di scegliere un candidato unitario attraverso le primarie, insieme!». Senza primarie? «È il partito dei camini, del mettere in sicurezza il vecchio e della prospettiva balorda e sgangherata». «Non dobbiamo avere paura delle primarie, ma dobbiamo avere chiarezza sui tempi. Spero che nel giro di qualche giorno ci sia un calendario», avvisa un altro consigliere regionale democratico, Giuseppe Paruolo, coordinatore dei renziani bolognesi. Per Pagani le supposte difficoltà di calendario sono superabili.
Nel pomeriggio si è aggiunto anche il segretario regionale uscente Stefano Bonaccini, che è fra i papabili candidati alla successione di Errani (nonché responsabile nazionale Enti locali del Partito democratico), che di ritorno proprio da una trasferta a Roma proprio il giorno dopo le dimissioni dell’anno, via comunicato stampa ha dichiarato: «Nessuno deve temere le Primarie, che sono nel dna del Partito democratico e sono regolate dallo statuto; anche qui in Emilia-Romagna le abbiamo fatte in tante occasioni».
Ma, aggiunge Bonaccini nella stessa nota: «Si possono evitare in quei casi in cui Pd e alleati trovino convergenza piena su una candidatura come recentemente è successo ad esempio a Sassuolo per Pistoni, per stare dalle nostre parti, o in Piemonte, con la candidatura di Chiamparino alla Presidenza della Regione. Altrimenti, di fronte a più candidature, si fanno le Primarie. Senza remore. Non ho dubbi che sapremo discutere serenamente e seriamente, come si aspettano peraltro da noi gli elettori». Un’apertura dunque alla possibilità che il candidato per la presidenza della Regione possa essere scelto dagli elettori Pd, nonostante i tempi prevedibilmente molto stretti. e nonostante quanto richiesto da altri dirigenti, ad esempio la capogruppo in Regione Anna Pariani che ieri invece si concentrava sulla legge elettorale con cui si voterà. Era prima firmataria di quella nuova che avrebbe previsto l’abolizione del listino che oggi in tanti non vorrebbero più; conserva qualche speranza per la doppia preferenza di genere essendo già una norma nazionale approvata.
Comunque, di fatto nessuno vuole anticipare una decisione che sarà l’oggetto principale della discussione della direzione regionale del partito fissata alla fine già per domani mattina alle 10. Come si sceglierà il candidato governatore, se con una scelta secca o con primarie, si decide lì. A meno che quel fantomatico nome “che unisce tutti” Matteo Renzi non ce l’abbia già in mente, magari una donna, o un tecnico, comunque extra nomenclatura. In ambienti a lui vicini pare che non ne sarebbero così sorpresi.