Nei mosaici del Parco urbano il contributo di tanti cittadini
Apporto collettivo
Oltre al lavoro dei ragazzi, a contribuire all’intervento di riqualificazione sono state soprattutto le decine di forlivesi che, nelle scorse settimane, hanno risposto all’appello dell’artista. «Invito chiunque – ha scritto Impieri sulla sua pagina facebook – abbia oggetti in ceramica o strumenti da lavoro inutilizzati a portarli per poter essere inseriti, contribuendo così, nel suo piccolo, a questa bella riqualificazione». Ecco che tazzine, monetine e manufatti vari sono arrivati nelle mani dell’artista, per dare anche a questi oggetti una seconda vita, così come accaduto al sottopasso, strappato al grigio e al degrado.
Storia e storie
«Sono state giornate emozionanti e piene di sorprese – commenta il maestro – sotto gli occhi degli studenti, e grazie a quanto raccolto, hanno preso vita due lucertole, fiori, farfalle e sei grandi pesci, che rappresentano i fiumi che attraversano la città, il Rabbi e il Montone. Fra le ceramiche che compongono l’opera ce n’è anche una che apparteneva all’assessore del Comune di Forlì, Katia Zattoni, scomparsa nel 2013. Ma tantissimi degli oggetti inseriti nel mosaico sono illuminati dalla storia di qualche persona. E ancora si può portare qualcosa qui al cantiere – invita Impieri – basta che sia materiale inorganico e non deteriorabile». L’intervento, infatti, proseguirà fino a fine mese, quando il nuovo mosaico sarà inaugurato ufficialmente.
L’arte che salva
«Il degrado stava prendendo il sopravvento anche qui – sospira il sindaco Davide Drei – lo abbiamo spazzato via. Anzi l’opera è stata ampliata anche su alcune superfici in origine non decorate, come il parapetto e le due scalinate. C’erano delle scritte e dei graffiti che sono stati coperti: quando l’opera sarà terminata, continueremo a rapportarci con le scuole richiedendo l’intervento dei ragazzi al minimo segnale di degrado. Questa è la stagione dell’arte a Forlì, questo vogliamo insegnare ai giovani: che la cura è il miglior antidoto contro l’incuria». Al progetto di riqualificazione hanno partecipato anche alcuni rifugiati e degli ospiti della Comunità Papa Giovanni XXIII di Forlì.