Si accendono le luci di "Benso". Dall'8 alta cucina nell'ex chiosco

I soci e l’idea
Tre insegne ben note della ristorazione di Forlì e provincia si sono unite per questo nuovo progetto l’anno scorso. Sono Simone Zoli dell’Osteria Don Abbondio e Maicol Ravaioli del Big Bar di Forlì più Jacopo Valli della Locanda dell’Appennino di Predappio. Hanno “ingaggiato” lo chef romagnolo giovane e talentuoso all’epoca temporaneamente senza una cucina sua, Piergiorgio Parini (ex “Povero diavolo” di Torriana, stelle e blasoni meritatissimi, ma dai lui stesso mai esibiti). Lui stesso si è già affrettato a dire in altre sedi che ci sarà, specie all’inizio e sempre quando serve, il menù porta indiscutibilmente la sua impronta, ma non sarà “il suo” ristorante. Ma tra cucina e sala ci saranno anche Alex, Olga, Elia, Davide, Matteo. Ma non è ancora tutto qua e gli ingredienti del progetto sono anche altri e non secondari.
Spazio pubblico
Libera cucina in spazio pubblico. Se il nome del locale è un tributo al “titolare” della piazza su cui il locale stesso sorge, ovvero Camillo Benso conte di Cavour, dello stesso “padre della Patria” si può parafrasare il motto famoso per sintetizzare l’anima di questo insolito luogo. Insolito perché chef e creatività ne faranno posto di cucina alta, ma questo succederà all’interno di un ex chiosco a sua volta immerso in un giardino comunale. Ed è proprio questa la prima singolarità. I tre soci hanno preso in concessione dal Comune l’ex chiosco dei Giardini Orselli, lo hanno ribaltato completamente aggiornandone struttura e spazi interni ed esterni, con un occhio di riguardo alla leggerezza. Cinquanta metri quadri di cucina, 50 metri quadrati di sala per 32 coperti e di più all’aperto nella bella stagione in giardino. Le pareti sono cristalli e separano a malapena il dentro dal di fuori, con la bella stagione spariranno. Qui tutto sarà a vista, gli spazi interni fra di loro, ma anche verso l’esterno. Quando i soci hanno coniato il sottotitolo “pubblica ristorazione” pensavano proprio a questo. Il tutto puntando forte sul design: luci a led di “Via Bizzuno” di Bologna, i piatti sono pezzi unici creati dai ragazzi della cooperativa sociale di Eta Beta di Bologna (li usano anche i fratelli Roca di El Celler di Barcellona, o il tristellato piemontese Enrico Crippa, ma quelli sono ancora diversi e i formati per Benso sono fatti ad hoc), spazi e arredi sono stati pensati da Arc Design di Cesena, verde e giardino dalla Sisaflor di Forlì. Il luogo ristrutturato dalla squadra di Benso così ristrutturato resta pubblico, e al Comune un giorno ritornerà.
Il menù
Finora qualche intervista allo chef, qualche mezza parola dei soci titolari avevano lasciato intravedere solo qualche idea. Adesso il menù è sulla carta. Per qualche giorno verrà sperimentato da addetti, parenti, “cavie” di certo ben liete di essere sottoposte all’esperimento, per uscire ufficialmente il dì di festa dell’8 dicembre prossimo. Non sarà un menù con uno schema consueto: pasta e verdure in abbondanza, piatti leggeri, preparazioni insolite, suggestioni, nessuna alternanza obbligata “primi -secondi”. In carta ci saranno ogni giorno dieci “mezze”, porzioni ridotte di assaggi, sei piatti portata, tre dessert. La composizione del menù ognuno la farà da sé, magari chiedendo che gli venga raccontato a voce quello che nella sintetica carta non ci sarà scritto. I prezzi, anche su quelli c’è molta curiosità : indicativamente 7/10 euro le “mezze”, 13/20 euro i piatti portata, 10 euro il dessert, anche il costo è dunque “modulabile”. La variabilità dei piatti sarà elevata, dipenderà dalla stagione, dalla disponibilità del mercato, anche quello comunale a pochi passi da lì. Non ci saranno ostriche e caviale, dalle parti di “Benso” promuovono un’altra idea di lusso: quella dell’unicità dell’idea. Anche la lista dei vini punta a sorprendere: annate e formati particolari, vini insoliti e inattesi, nessuno schema anche qua, nessun dogma da rispettare. Solo una promessa di libertà per chi si dichiarerà sufficientemente curioso.