A Rimini il boom dell’economia circolare. "Dagli scarti del riso si fanno le case"
La barca che naviga
Il merito di aver conciato il concetto di economia circolare è da attribuire a Ellen MacArthur, velista che nel 2005 stabilì il record mondiale di circumnavigazione in solitaria del globo impiegando 71 giorni senza mai approdare in porto.
Durante la navigazione giunse a una decisiva riflessione: «Il nostro pianeta è come una barca che naviga solitaria in mezzo all’universo e dispone di risorse limitate». Tornata sulla terraferma, la stessa sviluppò il concetto di economia circolare. «Le sue potenzialità sono davvero grandi - sottolinea Pesaresi - sia per l’ambiente che per le nostre tasche. Si riducono infatti le materie prime e quindi le spese di estrazione. Dentro i nostri smartphone, ad esempio, ci sono materiali pregiati come l’oro, l’argento e metalli rari che vengono perduti quando lo gettiamo o lo abbandoniamo nei nostri cassetti per acquistarne uno nuovo. In un modello di economia circolare i prodotti e i materiali di cui sono costituiti restano infatti nel circolo produttivo il più a lungo possibile». E, prosegue Pesaresi, «una volta entrati nell’ottica circolare ci accorgeremo che i cassonetti della raccolta differenziata altro non sono che miniere dalle quali estrarre materiali preziosi da utilizzare nei nuovi cicli produttivi».
IL RIUTILIZZO
Secondo la logica dell’economia circolare, si possono distinguere due tipologie di scarti: quelli biologici e tecnologici. Questi ultimi possono essere votati al riuso, cioè al riutilizzo dello stesso prodotto più volte, come una bottiglia di vetro o i tappi di plastica che diventano parte integrante degli impianti di depurazione delle acque, come nel caso degli eco-sistemi di Rovereto. Ancora, possono essere convertiti al riciclo, destinando cioè i materiali contenuti in un prodotto ad altre funzioni. «Ad esempio - continua Pesaresi - la gomma degli pneumatici usati viene sbriciolata e utilizzata nell’edilizia per isolare acusticamente gli edifici». «Inoltre - aggiunge l’ingegnere - esiste il cosiddetto upcycle, quando lo scarto finale di un ciclo produttivo diventa la materia prima pregiata di un diverso ciclo di produzione. Il sistema di produzione econyl ne è un esempio: lo scarto di produzione diventa la materia prima di un successivo ciclo produttivo per un nylon di qualità migliore». Anche gli scarti biologici, però possono avere una seconda vita. «Le vinacce esauste, ad esempio, possono diventare eco-pelle, scarti del riso diventano mattoni per costruire case».